Oltre alla prospettiva di espositori e visitatori, è senza dubbio interessante il confronto con l’ente organizzatore di Texhibition, una delle maggiori, se non la maggiore fiera turca di tessuti, filati e accessori tessili. Ente organizzatore è Ithib, Associazione degli Esportatori Tessili, in collaborazione con ICOC, la Camera di commercio di Istanbul. A fare una lucida disamina della situazione dell’industria tessile turca e della vocazione all’export di questo paese è Kemal Ozhaseki, membro di spicco del board dell’associazione.
Il settore tessile turco occupa circa un milione di lavoratori, è il secondo fornitore di prodotti tessili dell’Europa, il quinto del mondo con l’obiettivo di diventare il terzo esportatore al mondo in alcuni anni: l’afflusso di visitatori internazionali a questa sesta edizione di Texhibition sembra in effetti andare in questa direzione. E’ però inevitabile una domanda circa gli espositori:
Mr Ozhaseki, a quando un taglio internazionale di Texhibition anche sul versante degli espositori?
Al momento gli espositori non turchi sono due: si tratta di imprese spagnole che producono in Turchia da decenni. Non abbiamo chiusure nei confronti di espositori stranieri, soltanto parametri di qualità che sono gli stessi per gli espositori turchi. Tuttavia devo ammettere che in questo momento aumentare il numero degli espositori, anche con l’ingresso di produttori non turchi, non è una nostra priorità. Abbiamo raggiunto un ottimo numero di espositori e siamo in crescita rispetto alle scorse edizioni, adesso vorremmo piuttosto privilegiare la qualità dei produttori che espongono , non vogliamo solo riempire padiglioni.
Chi sono i concorrenti della Turchia nel cammino verso il trono di maggiore supplier di prodotti tessili?
Certamente Cina, Indonesia, Pakistan, nei confronti dei quali tuttavia ci distinguiamo per una qualità dei prodotti mediamente più alta ed è questa la strada che vogliamo intraprendere con sempre maggiore impegno, quella della qualità. Anche l’Italia è un nostro concorrente, in questo caso la competizione è proprio sulla qualità del prodotto.
Qual è la mission principale di Ithib nell’organizzare questa fiera?
Certamente dare supporto alle imprese turche nell’internazionalizzazione, in particolare a quelle imprese che, per dimensioni o budget, hanno maggiori difficoltà a partecipare autonomamente a fiere all’estero, in particolare quelle europee che sono quelle di maggiore prestigio. Siamo un’associazione indipendente senza scopo di lucro: il nostro obiettivo è direstare lontano dai singoli brand, ma sostenere l’imprenditoria nazionale.
Particolarmente interessante, all’interno di Texhibition, l’area di BlueBlack Denim: potrebbe acquisire una sua autonomia?
In futuro perchè no? Il denim è un segmento molto particolare, cone una grande specificità, un segmento nel quale molte imprese turche sono leader. Tutti elementi che potrebbero dar vita ad una manifestazione autonoma quando i tempi saranno maturi.
Quali sono i mercati più interessanti per le imprese turche?
Sicuramente l’Europa, ma abbiamo già ottimi canali di esportazione in Cina e negli Stati Uniti. Prossimo obiettivo su cui investire energie è certamente il Sud America.
La Turchia come vive la difficile congiuntura economica attuale?
Lo scorso anno il settore tessile ha registrato una contrazione in tutto il mondo e ovviamente anche in Turchia. Tuttavia per quanto la produzione sia inevitabilmente calata, non abbiamo perso le nostre quote di mercato. Purtroppo la Turchia vive da decenni un grave fenomeno inflazionistico, ma siamo resilienti.
Nella cerimonia di apertura della manifestazione e nelle dichiarazione degli imprenditori è stata ricorrente la parola sostenibilità, che pare essere un grande impegno delle imprese turche. Davvero la sostenibilità sta diventando il primo parametro di riferimento dei compratori?
Dipende. Dipende dalla provenienza geografica del compratore e dal suo target di prodotto. Purtroppo molto spesso nei fatti il prezzo è ancora il parametro fondamentale. Tuttavia le imprese turche si stanno impegnando molto sul valore dei loro prodotti, a costo di perdere alcuni clienti. Non si tratterà comunque di una perdita, ma di una diversa collocazione in segmenti di mercato di maggiore qualità. E’ fondamentale, se vogliamo diventare interlocutori dei grandi brand, essere in grado di adeguare le nostre offerte in termini di qualità, innovazione e soprattutto sostenibilità. Da questo punto di vista il Governo si impegna molto a sostenere l’adeguamento delle imprese, com’è avvenuto con la modifica della normativa che limitava molto l’importazione di materiale di seconda mano che invece è diventato fondamentale data la grande richiesta di prodotti tessili realizzati con materiali riciclati. Certamente i nostri clienti europei sono quelli che maggiormente guardano alla sostenibilità e alla qualità del prodotto.
Qual è la maggiore sfida per il settore tessile turco in questo momento?
Certamente contenere i costi di produzione.