L’export varesino ha chiuso il 2024 con -7,2%, specchio delle difficoltà dei mercati pur tutto l’anno: questi i dati Istat elaborati dal Centro Studi di Confindustria Varese.
Le esportazioni in valore sono arrivate a 11,7 miliardi di euro, le importazioni a 9,1 miliardi: il saldo commerciale in valore è quindi positivo per 2,6 miliardi di euro, ma in pesante calo del -31,5% rispetto al 2023.
A pesare maggiormente sul dato negativo, col settore elettrodomestico, ci sono gli articoli di abbigliamento, escluso quello in pelliccia. In termini di mercati di destinazione sono in calo i flussi di export verso l’area UE (-3,8% sul 2023), ma soprattutto verso l’area extra-UE (-10,3%). Male, in particolare, tutti i primi tre mercati di sbocco: Germania (-4,8%), Francia (-11,9%) e, in maniera ancora più accentuata, gli Stati Uniti (-22,7%).
L’8% del totale dei prodotti esportati arriva dal tessile-abbigliamento-pelletteria, che ha segnato un forte calo delle esportazioni (-26,8%) e un aumento dei flussi di import (+2,6%). Tutti i sotto-comparti mostrano una flessione delle esportazioni, più forte per gli articoli in pelle e l’abbigliamento (rispettivamente -40,6% e -39,5%) che per i prodotti tessili (-8,9%).
La riduzione dell’export negli USA (-22,7%) incide molto sul trend generale del commercio estero provinciale, con una punta nel terzo trimestre (-43,7%), ed arriva alla vigilia dei dazi imposti da Trump. A fare il viaggio Varese-USA sono soprattutto macchinari e apparecchiature: il tessile-abbigliamento non ha un particolare sbocco su quel mercato ed il sistema moda italiano è già soggetto a misure protezionistiche da parte del mercato statunitense a prescindere dalle decisioni della nuova amministrazione. Al 2022, secondo i dati più recenti di World Bank-World Integrated Trade Solution, la tariffa media praticata dagli Stati Uniti verso le imprese esportatrici italiane per il tessile-abbigliamento e per le calzature ammontava al 10,3%, mentre per pelli e cuoio al 7,5%.
