Un portale per far incontrare e promuovere la filiera moda italiana. E’ il progetto di Cna Federmoda inserito nel programma “manifattura italiana” che consiste in un integrato programma di azioni avviato da tempo con la partecipazione collettiva a fiere di settore.
Nelle prossime settimane verrà avviata una nuova fase del progetto “manifattura italiana” che grazie al contributo del Ministero dello Sviluppo Economico e la collaborazione dell’Agenzia ICE promuoverà a livello internazionale il portale MoodMarket per creare occasioni di interazioni tra imprese conto terzi e produttori di componenti per le collezioni moda come bottoni, ricami, etichette, cerniere, passamanerie, ecc. con imprese presenti sul mercato finale.
Il progetto nasce dalla volontà del gruppo dirigente CNA Federmoda di creare un luogo in cui incontrarsi virtualmente, scambiarsi informazioni ed avviare possibili collaborazioni produttive e commerciali. In più ci sarà la possibilità di connettere le imprese del sistema moda nazionale a potenziali nuovi clienti nel mondo, attraverso azioni di web marketing e di e-commerce. Nel portale sono presenti imprese di tutta Italia e delle varie tipologie produttive con particolare attenzione a quelle che operano in contro terzi e subfornitura (abbigliamento, maglieria, calzature, pelletterie, accessori per le collezioni moda quali bottoni, ricami, etichette, passamanerie, ecc.).
Su MoodMarket sono disponibili le anagrafiche delle imprese partecipanti, che è possibile selezionare per settore, tipologia di prodotto e di lavorazione, livello di qualità, sistemi di vendita, struttura occupazionale e produttiva: il debutto il prossimo 14 febbraio a theMICAM, con repliche poi a Première Vision e a marzo a MIFUR.
“La spina dorsale del sistema moda italiano è costituito da artigianato, piccole e medie imprese. Sempre più oggi vengono esaltati i valori dell’artigianato e del saper fare, – dichiara Antonio Franceschini, responsabile nazionale CNA Federmoda in visita a Milano Unica nel giorno dell’apertura del salone – la nostra associazione da sempre ha richiamato l’attenzione a valorizzare e non disperdere questo patrimonio culturale, economico e sociale. I punti di forza per la strategicità della filiera moda italiana (tessile, abbigliamento, pelle, cuoio e calzature) sono stile, design, creatività, forte capacità propositiva; forte tessuto imprenditoriale e produttivo; versatilità e integrità della filiera; prossimità degli anelli della catena. L’Italia può permettersi di indebolire la filiera TAC? I grandi marchi e gli stessi stilisti possono permettersi di perdere anelli della catena? Diversi fattori fanno pensare che se ciò avvenisse, tutto il sistema moda italiano ne risentirebbe. Una filiera che perde la sua capacità produttiva e manifatturiera a monte alla lunga indebolisce anche la sua capacità creativa. L’impoverimento della filiera riverserebbe sulle aziende a valle diversi costi aggiuntivi quali la mancanza di flessibilità, costi di ricerca e sviluppo; e soprattutto, una volta compromessa la filiera “a monte” sarebbe praticamente impossibile rigenerarle, gli investimenti sarebbero troppo alti e occorrerebbe ricreare ex-novo competenze e professionalità”.
“Ecco che da qualche tempo si parla di reshoring – dichiara il presidente nazionale CNA Federmoda Luca Marco Rinfreschi – anche se dobbiamo analizzare bene alcune dinamiche sottostanti il fenomeno, questo può avvenire perché il sistema dell’artigianato e delle PMI italiane non ha dismesso, ha stretto i denti, si è riorganizzato ha cercato anche nuove modalità per sostenere la competizione. Durante gli anni della delocalizzazione affrontata con leggerezza senza analizzare quali potevano essere le conseguenze dello smantellamento delle competenze produttive, il mondo del contro terzi e della subfornitura moda hanno lottato strenuamente per ribadire il proprio valore strutturale per il made in Italy. In gran parte inascoltati. Per questo CNA Federmoda ha da sempre operato per la promozione, valorizzazione e tutela dell’intera filiera nella consapevolezza di ciò che essa rappresenta. Inoltre quando si parla di sostenibilità non possono essere tralasciati gli aspetti della sostenibilità economica e sociale ponendo attenzione alle condizioni di lavoro e ad un equo riconoscimento del saper fare”.