Beste alluvionata

Alluvione, il dilemma dei rifiuti tessili da smaltire

Ad una settimana dall’alluvione che ha colpito il distretto di Prato si presenta il dilemma dello smaltimento dei tanti rifiuti, fanghi e tessuti rovinati.

Si è fatta carico dei dubbi Confindustria Toscana Nord: “Una buona parte dei rifiuti – scrivono dall’associazione – dovrà rimanere ancora per qualche tempo presso le aziende, soprattutto per motivi assicurativi. Nel caso dei macchinari, a queste considerazioni si aggiunge la necessità di verifiche di funzionamento o di possibilità di riparazione”.

Il timore è che le aziende alluvionate siano penalizzate anche dai costi di smaltimento. La prima delibera della Regione Toscana sui rifiuti, lo scorso 3 novembre, ha risolto il problema degli stoccaggi, consentendoli anche in deroga alle normali autorizzazioni ma i rifiuti provenienti da attività produttive e classificati come speciali restano tali. Quindi materie prime, semilavorati, prodotti finiti potrebbero dover seguire le regole dei rifiuti speciali ed essere smaltiti dalle imprese attraverso operatori privati specializzati e per lo più in impianti collocati fuori Toscana.

“Il forte sottodimensionamento della dotazione impiantistica toscana – continua la nota di CTN – complicava già in tempi normali queste operazioni; con la mole molto ingente di rifiuti da alluvione lo scenario più plausibile è quello di tempi molto lunghi e della necessità di depositi temporanei, con forti impatti potenzialmente anche in aree non toccate dall’alluvione. In Emilia Romagna, che conta un termovalorizzatore per provincia e che ha tariffe di smaltimento ben più favorevoli delle nostre, il processo di smaltimento non si è ancora concluso: facile immaginare quali prospettive si possano aprire per la Toscana”.

CTN propone che vengano considerati rifiuti urbani almeno i materiali tessili alluvionati (fibre, filati, tessuti, capi finiti), così come lo erano fino a pochi anni.

“Occorre – conclude Confindustria Toscana Nord – anche una rapida soluzione del problema dei fanghi cosiddetti palabili, quelli più densi, provenienti dalla pulizia dei locali inondati. Tutte le amministrazioni comunali, assieme a Publiacqua, individuino urgentemente siti di stoccaggio, anche solo temporanei, in cui questi fanghi possano essere conferiti: diversamente si rischia una grave compromissione della prosecuzione del ripristino”.

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