Dinamiche molto diverse tra le due province piemontesi: nel 2019 le vendite all’estero registrano un calo del -4,7% nel Biellese e un incremento del +6,0% per la provincia di Vercelli rispetto all’anno 2018. Guardando ai valori assoluti, il valore delle esportazioni biellesi ha superato la quota di 1.870 milioni di euro, mentre quello delle esportazioni della provincia di Vercelli è risultato superiore ai 2.500 milioni di euro. L’incremento del 6,0% di Vercelli è il dato più alto in Piemonte, dove solo Cuneo registra l’altro segno positivo.
A fronte di una media nazionale positiva attestata al +2,3%, va registrato un generale calo dell’area nord occidentale del Paese che ha segnato -1,2%, nel cui ambito il Piemonte ha registrato una maggiore contrazione pari a -3,5%.
“Il confronto con il 2018, che ha rappresentato l’anno record per le esportazioni delle nostre due realtà, è certamente difficile – dichiara Alessandro Ciccioni, Presidente della Camera di Commercio di Biella e Vercelli – Per il Biellese, quasi tutti i settori mostrano una contrazione, il tessile, che rappresenta quasi il 60% delle esportazioni, nel complesso ha segnato un lieve calo. D’altro canto il risultato davvero buono per Vercelli non deve nascondere le differenze registrate tra i diversi settori, e una perdita di slancio nel corso dell’ultimo trimestre; il comparto tessile appare più in affanno rispetto a Biella, mentre l’abbigliamento, uno dei punti di forza, riesce ad aumentare le esportazioni. La provincia di Vercelli, grazie anche ad una maggiore differenziazione produttiva, trainata dalle performance di alcuni comparti della meccanica e dalla farmaceutica chimico-medicinale, è riuscita ad incrementare quote sui mercati UE ed Extra UE, contrariamente alla realtà biellese. Considerate le difficoltà dell’economia a livello globale e le poco favorevoli condizioni create dalle politiche sui dazi, unitamente alle emergenze sanitarie a livello ormai globale, il timore è che le ripercussioni sull’export si vedranno nel corso del 2020” .
Guardando alle due diverse province, a Biella le attività manifatturiere, che segnano nel complesso un calo del -5,1%, costituiscono la componente quasi esclusiva dell’export provinciale. Il solo settore che registra un incremento di un certo rilievo è quello degli altri prodotti, un dato da leggere comunque in relazione ai bassi valori assoluti. In calo nel complesso i prodotti tessili (-3,4%), che rappresentano il principale settore (con una quota pari a quasi il 60% del totale export provinciale) e nel cui ambito il solo segno positivo è registrato dai filati (+1,4%), mentre risultano in calo gli altri comparti, con una diminuzione piuttosto marcata per gli altri prodotti tessili (-9,4%). Dando uno sguardo ai settori con i valori assoluti più di rilievo, sono in flessione gli articoli di abbigliamento (-8,4%), le altre attività manifatturiere (-6,0%) e la meccanica (-4,1%).
Per quanto concerne i mercati di sbocco, l’Unione Europea, assorbendo il 52,6% delle vendite all’estero, si conferma la destinazione principale dell’export biellese, anche se nel corso del 2019 è stato registrato un calo del -6,5% delle esportazioni in ambito UE. Sono proprio le vendite verso alcuni dei Paesi continentali più rappresentativi per l’export biellese a destare qualche preoccupazione per le loro dinamiche poco incisive, frequentemente caratterizzate dal segno negativo. Per i primi due mercati di sbocco, Germania e Francia, si registra rispettivamente un calo del -8,5% e una crescita contenuta del +2,5%; marcata la battuta di arresto verso il Regno Unito, con una diminuzione del -13,0%.
Nei mercati extra UE si registra un calo complessivo del -2,6%, con dinamiche delle vendite non univoche. In calo del -12,4% le esportazioni verso la Svizzera, che si conferma comunque il secondo mercato di destinazione. In frenata l’export verso la Cina (-0,9%), in forte aumento quello verso il Giappone (+22,2%), in decisa ripresa quelle verso la Turchia (+13,0%), mentre frenano le esportazioni verso alcuni Paesi come Hong Kong (-17,0%) e in misura minore verso gli Stati Uniti (-3,3%).
Anche per la provincia di Vercelli è il settore manifatturiero a coprire quasi in esclusiva la quota dell’export provinciale, segnando nel complesso un aumento del +6,1% dei volumi di vendite all’estero. Il tessile abbigliamento nel corso dell’ultimo trimestre dell’anno ha perso lo slancio dei volumi di vendita, chiudendo con un dato complessivo del -1,0%, con il comparto degli articoli di abbigliamento, il più importante in termini di valori assoluti, anch’esso in frenata negli ultimi tre mesi del 2019, che chiude con +2,1%. Negativa la dinamica complessiva per i prodotti tessili (-16,9%).
Il bacino dell’UE 28 si conferma la destinazione principale delle esportazioni vercellesi, coprendo il 55,4% delle vendite all’estero. Considerando i paesi che assorbono le quote più significative dell’export provinciale, risultano positive le esportazioni verso la Francia (+4,3%), la Germania (+7,3%), il Regno Unito (+9,6%) e l’Austria (+49,8%); in leggero calo, quelle verso la Spagna (-1,3%). Nel complesso l’area comunitaria ha registrato un dato globale di aumento dell’export pari a +6,7%.
L’export nei mercati extra UE ha registrato un aumento pari al +5,1%, influenzato dalla forte espansione verso gli Stati Uniti (+26,1%) e, seppure in misura minore, verso la Cina (+7,5%), mentre nel corso dell’anno tra i mercati con una certa importanza registriamo una netta contrazione delle esportazioni verso il Giappone (-25,6%), Hong Kong (-12,2%) e la Svizzera (-16,0%).