L’annuale Osservatorio della Calzetteria Femminile, organizzato dal Centro Servizi Impresa (ex Centro Servizi Calze) a Castelgoffredo ha confermato il ruolo di leader nel settore dei produttori italiani, secondi solo ai cinesi.
Il presidente del CSC William Gambetti ha ricordato come gli elementi di forza vanno trovati per le aziende nel distretto e nel mercato interno, mentre Cecilia Gilodi, responsabile del Centro Studi di Sistema Moda Italia, ha fatto il punto sull’andamento del comparto della calzetteria femminile italiana. Su scala globale, l’Italia resta il secondo produttore al mondo di collant, con una quota del 24,6%, dopo la Cina, che ha una quota del 26,9%. Proprio la Cina, nel 2015, ha accusato un calo di oltre il 20% nell’export di collant, da ricondurre in primis alle perdite in Russia.
La calzetteria italiana archivia il 2015 con un turnover in calo del -5%: -9,8% all’estero e +2,2% sul mercato interno, dove i consumi di calzetteria sono cresciuti per il secondo anno consecutivo. A livello di vendite in Italia, il principale prodotto resta il collant, con una market share del 52%. Le catene risultano il principale canale, coprendo il 35% delle vendite, seguite dalla grande distribuzione (29,6%), mentre il dettaglio indipendente scende al 20%. Focalizzandosi sui risultati della scorsa stagione Autunno/Inverno, chiusa con un aumento +1,2%, si rilevano crescite delle vendite ampiamente sopra media per catene e grande distribuzione.
“Oltre confine – ha spiegato la dottoressa Gilodi – gli sbocchi della calzetteria italiana si confermano Regno Unito, peraltro, si sottolinea, in crescita del +4,8% e dove l’Italia esporta il doppio di collant rispetto alla Cina, Germania e Francia, viceversa in flessione a doppia cifra, Spagna. Cresce l’export diretto in Svezia, Norvegia e Danimarca, paesi dove l’Italia sorpassa significativamente la Cina in questo comparto”.
L’analisi dei bilanci di un campione di oltre 50 imprese della provincia di Mantova attive nella calzetteria e nei settori vicini dell’intimo-mare ha messo in luce come in questi anni di crisi, in cui si sono ridotti ricavi ed utili (anche se solo il 20% delle aziende ha chiuso l’esercizio 2014 in perdita, similmente agli anni precedenti) anche le risorse destinate agli investimenti si sono sensibilmente ridotte, con conseguente mancato rinnovamento del parco tecnologico.
Ma, come ha sottolineato Francesco Merisio, direttore del Centro Servizi Impresa, “la chiave di volta, anche per la calzetteria, sta nell’innovazione e nella ricerca”.