Pitti Uomo è stata l’occasione per Cna Federmoda di fare il punto sulla situazione della filiera in merito a formazione e occupazione nel settore moda e l’analisi non è stata particolarmente incoraggiante, se è vero che alla fine è stato lanciato un allarme.
L’attenzione si è concentrata sui processi di aggregazione in corso, sull’evoluzione dei consumi e sulle problematiche legate alla formazione e alle politiche per l’occupazione ed il tema dell’attrazione dei giovani all’interno del sistema produttivo è apparso tra i prioritari alla presidenza.
“Occorre una forte azione di promozione del Made in Italy affinché i mestieri della moda diventino attrattivi” dice Cna Federmoda alla luce delle stime della banca dati Excelsior: da qui al 2026 mancheranno nel sistema moda nazionale tra gli 80 e i 90mila lavoratori. Si parla di circa 10.000 addetti necessari nel breve termine per via del turnover del personale in uscita causa pensionamento, con ulteriore necessità di addetti per i posti in via di creazione sull’onda del processo di innovazione ed evoluzione del settore.
Senza un’azione immediata, si parla di un sistema industriale e imprenditoriale carente di futuro: il rischio è la perdita del valore del know how che rende il made in Italy un’eccellenza a livello globale ed è decisivo l’aspetto della formazione e il coordinamento tra domanda e offerta.
Le azioni da intraprendere sono state individuate nel ripristino di un sistema educativo-scolastico che reintroduca materie in grado di guardare non solo all’educazione tecnologica, ma anche all’educazione tecnica; progetti scolastici funzionali a formare e attrarre giovani, formare eccellenze da inserire nel mondo del lavoro, creando uno stretto legame con le comunità produttive locali ampliando i corsi e massimizzando l’operatività di ITS e IFTS.
Tra gli strumenti formativi ci sono la formazione continua e quella on the job (sul posto di lavoro), la riattivazione della borsa lavoro, l’attivazione di un piano formativo per ricambio generazionale e di affiancamento tra personale aziendale in via di pensionamento con nuovo personale in sostituzione che entra in azienda e di percorsi di formazione destinati ai migranti al fine di integrare la loro necessità di integrazione socio-lavorativa con la carenza di figure necessarie per la manifattura.
In più sinergie permanenti con gli istituti tecnici e professionali locali per favorire l’apertura di nuovi corsi professionali e rilanciare gli istituti stessi anche attraverso campagne di sensibilizzazione che parlino ai giovani del settore manifatturiero e della moda.
La sinergia dei progetti aziendali, le politiche aggregative, vanno inserite in un disegno di politica industriale che riguardi anche l’incentivo alle aggregazioni fra micro imprese e i vincoli di accesso al capitale.