Il Pmi Day a Varese è stato lo spunto per un nuovo intervento del presidente dell’Unione degli Industriali Riccardo Comerio sul tema della manovra economica.
“Perché – scrive in una nota – gli imprenditori sono tanto preoccupati di questa manovra? Perché i provvedimenti presi o allo studio del governo sembrano tutti legati da un filo rosso, da un’idea che ha sempre di più tutte le parvenze di un’ideologia: poter garantire benessere a prescindere dal lavoro e dalle imprese. Il reddito di cittadinanza, quota 100, le chiusure domenicali delle attività commerciali sembrano andare tutte in questa direzione. Giusto aiutare i più deboli, ma non si può farlo garantendo un reddito senza un impiego e senza prospettive reali di occupazione, giusto eliminare alcune storture previdenziali, ma non si può farlo cercando di accorciare indistintamente a tutti i tempi per arrivare alla pensione, quando l’aspettativa di vita si allunga. Il tutto con costi elevatissimi e risorse a debito”.
la preoccupazione più grande è per una visione distorta delle dinamiche economiche, del lavoro e delle imprese
Comerio poi pensa ai giovani: “E’ un messaggio opposto a quello che in questi giorni come Unione Industriali vogliamo trasmettere ai 4 mila studenti di terza media che stiamo portando in visita in 150 imprese del territorio, nell’ambito del Pmi Day. Proprio per fare loro conoscere le fabbriche, il fascino del mondo del lavoro, le opportunità occupazionali della manifattura. L’industria crea benessere diffuso, non solo economico, ed è in profonda trasformazione. Sarebbe bello e forse opportuno che a questi tour partecipasse anche chi ha responsabilità di governo”.
“Perché – conclude Comerio – il valore economico e sociale delle nostre aziende è più apprezzato all’estero che in Italia? Non riusciamo a dare risposte a questa domanda. Le risposte alle esigenze del Paese e del lavoro per noi stanno in una politica che punti sugli incentivi agli investimenti, alle attività di ricerca, di sviluppo e di formazione, soprattutto dei giovani. Sui tagli al costo del lavoro per mettere più soldi nelle buste paga dei lavoratori. Su sgravi che premino la produttività in azienda con salari maggiori. Sulla decontribuzione all’assunzione dei ragazzi. E poi ancora: sburocratizzazione, politiche per i giovani, maggiore autonomia alle regioni, riduzione del gap dei costi dell’energia con l’Europa, sostegno convinto alle grandi reti e opere infrastrutturali in grado di collegare le persone e le merci al resto del mondo, creando lavoro con i cantieri, ma anche nell’industria con il conseguente aumento delle esportazioni. Solo investendo sul lavoro e, dunque, sulle imprese si possono creare le condizioni per dare dignità alle persone. La dignità non si crea per decreto. La dignità del lavoro nelle imprese esisteva, esiste ed esisterà a prescindere da qualsiasi intervento legislativo. La vera domanda è se su questa capacità di dare dignità alle persone attraverso, non il semplice reddito, ma con il lavoro, il governo intenda investire o preferisca puntare su una decrescita che sarà infelice per tutti”.