E’ durata cinque anni la crescita ininterrotta dell’industria serica comasca che, nel 2015, ha dovuto fare i conti con una pausa: l’anno si è infatti chiuso con una diminuzione del fatturato preventivabile attorno al 2 – 3%, nel raffronto con il dato del 2014. In ogni caso si tratta di valori superiori a quelli successivi alla crisi del 2008-2009.
Il problema nasce all’estero: la Russia ha avuto un crollo del 30%, il Giappone è stato recessivo, l’Unione Europea ha accusato battute a vuoto in Paesi chiave come Svizzera, Spagna, Germania e Turchia. Crescono, ma non abbastanza da coprire le mancanze degli altri, gli Stati Uniti.
L’accessorio tessile (foulards, sciarpe, scialli, stole, bandane) ha risentito delle incertezze emerse sui mercati esteri, verso i quali dirige l’80% delle proprie vendite, e dopo un lungo periodo di crescita, anche a due cifre, è entrato in una fase di marcato consolidamento.
Il tessuto per abbigliamento femminile ha perso terreno in linea con i risultati dell’industria, pur nella differenza dell’andamento delle singole aziende, a seconda della diversa tipologia del prodotto (le fibre artificiali meglio della seta) e della sua destinazione finale (Stati Uniti, Russia, ecc.).
La cravatteria, dopo diversi anni di sensibile ridimensionamento, ha denotato una maggiore stabilità.
Andrea Taborelli, neo eletto presidente del Gruppo Filiera Tessile ha analizzato i dati: “E’ difficile fare una previsione, per un settore come il nostro, che vende il 75% delle proprie produzioni all’estero. In linea generale, vi sono elementi espansivi per noi a livello mondiale, come il calo del prezzo del petrolio, il tasso di cambio euro-dollaro, la politica monetaria della BCE, ma l’economia non può viaggiare a pieni giri laddove i mercati emergenti fanno fatica e l’incognita politica pesa ovunque. Il nostro settore non ne è indenne e l’imminente round delle fiere tessili servirà per avere ulteriori indicazioni per le prospettive della prima metà di quest’anno”.