Crisi moda, i sindacati chiedono investimenti pubblici

Le segreterie nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil si sono date appuntamento a Prato per lanciare il loro Piano strategico di politica industriale.

Un’iniziativa chiamata “Cambio di stagione, il futuro della moda è nei diritti. Strategie per il rilancio della filiera” che ha visto la partecipazione delle istituzioni territoriali e delle associazioni datoriali industriali, PMI e artigianali del settore.

“Chiediamo – dicono i sindacati – un consistente programma di investimento in politiche industriali a partire dall’aggiornamento delle competenze, con la formazione continua e con moduli specifici, rafforzamento degli ammortizzatori sociali, maggiori garanzie sul credito per le PMI. Sarà necessario un coinvolgimento del mondo politico e del Governo, in particolare. Chiediamo misure realmente accessibili per lavoratori e imprese di una filiera composta soprattutto da aziende di piccole dimensioni. Su questi pilastri devono poggiare le fondamenta per il rilancio della filiera della Moda che con 100 miliardi di euro di giro d’affari, 62mila imprese e 600mila lavoratori, rappresenta una delle più importanti industrie manifatturiere italiane. Ma che senza interventi, rischia di essere travolta dal rallentamento della domanda globale, dall’aumento dei costi dell’energia e della produzione nel suo complesso, dalla concorrenza di Paesi che praticano il dumping e da politiche distratte o inadeguate”.

Tra le misure richieste ci sono anche misure stabili per il Green Deal, per l’innovazione e la ricerca, per garantire legalità e concorrenza Ieale nella filiera, per incoraggiare il reshoring delle produzioni all’estero, anche per la “scellerata politica dei dazi da parte degli Stati Uniti che ha un forte impatto su tutta la catena di valore delle imprese del settore, soprattutto su quelle di piccole dimensioni e dai volumi di attività contenuti”.

“Quella con le associazioni datoriali – affermano Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil – è un’alleanza che riteniamo strategica, frutto di relazioni industriali consolidate e partecipative, costruite negli anni. Insieme, al Tavolo ministeriale dedicato al settore, chiederemo al Governo sostegni strutturali, non legati a fattori contingenti, come avvenuto nel 2024 e nel 2025 per fronteggiare la crisi occupazionale”.

“Il 45% dei distretti italiani – ricordano le organizzazioni sindacali – è legato filiera della moda. La campagna di sensibilizzazione ci porterà in tutta Italia, ma abbiamo deciso di partire da Prato per la rilevanza di questo distretto. Qui la produzione dell’industria e della manifattura è in calo per il settimo trimestre consecutivo, con previsioni negative su tutta la prima metà del 2025. In Toscana, nei nostri settori, lo scorso anno abbiamo registrato la cessazione di 428 aziende e solo 271 nuove iscrizioni. Ad aumentare sono solo le ore di cassa integrazione. Per il solo settore pelletteria sono cresciute del 254% nel 2024 rispetto al 2023, rappresentando l’82% delle ore totali autorizzate per l’intero ambito della Moda. La perdita di fiducia delle imprese, la flessione dei fatturati dei comparti tessile, abbigliamento, pelle e calzature e il rinvio degli investimenti programmati da molte aziende, appaiono segnali drammatici, come anche i dati sull’occupazione e sugli ordinativi. Il mondo politico e il Governo, nazionale e regionale, battano un colpo”.

Immagine di repertorio

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Matteo Grazzini
Matteo Grazzini