Come il resto della filiera, forse meno, forse di più. Lo stallo della filatura italiana negli ultimi quattro mesi è palese e dimostrato anche dai numeri ma proprio nei giorni che hanno preceduto Pitti Filati qualcosa si è mosso e sono arrivati segnali confortanti.
Di certo c’è che il 2023 ha illuso all’inizio e deluso alla fine, anche se mancano i dati finali: secondo le elaborazioni preliminari del Centro Studi di Confindustria Moda per Sistema Moda Italia il fatturato è in calo mediamente del 4,2% su base annua.
Una involuzione che ha interessato tutti i comparti: la filatura laniera (il 78% del fatturato settoriale totale), la cotoniera e la liniera, anche se ognuna con percentuali diverse. Tra indice dei prezzi alla produzione in contrazione del 15,1% e i forti rincari si è registrato anche un calo nelle quotazioni della materia prima, che però non è bastato a rilanciare la domanda e ad invertire l’indebolimento della congiuntura.
Riguardo al commercio con l’estero, per la filatura italiana si stima una perdita annua delle esportazioni dell’8,5%, mentre le importazioni dovrebbero calare dell’11,2%. Il mercato interno dovrebbe chiudere a -6,9%. In calo, sia pure di poco, anche i dipendenti.
Scendendo nel dettaglio delle tipologie di filato, le esportazioni di filati sia cardati sia pettinati presentano un decremento: i primi del 10,2%, i secondi dello 0,9%. I filati misti chimico/lana scendono del 14,7%, le vendite estere di filati per aguglieria dell’1,1%, di cotone del 21,4%, peggior dato della filiera, di lino del 16,4%.
Le principali destinazioni del filato cardato sono tutte in negativo ad esclusione della Croazia (+33%): Regno Unito -12,5%, Hong Kong -21,2%, Turchia -1,5%, Portogallo -5,4%, Corea del Sud -27,2% e Cina -25,8%. Male anche la Romania (-34,3%), meglio Bulgaria (+1,3%) e Tunisia (+3,2%).
Il principale cliente di filato di lana pettinato è la Francia (+39,3%) poi Romania (+2,3%), Turchia (+13,8%), Portogallo (+10,9%) e Germania (+4,1%). Hong Kong e Cina sono gli unici a presentare delle flessioni (-32,2% e -11,9%).
I filati misti chimico/lana hanno assistito ad una perdita verso Turchia (-6,0%) e Francia (-1,9%), mentre cresce la Croazia (+10,8%) e si fa notare anche il Bangladesh (+18,5%).
Per i filati di cotone ci sono solo dinamiche sfavorevoli rispetto allo stesso periodo del 2022, Ungheria esclusa (+22,2%). La Germania cala del 24%, Repubblica Ceca e Francia del 22,6% e del 15,4%, il Regno Unito del 6,2%, l’Austria del 18,9%.
A livello di import di filati cardati di lana la Cina, primo fornitore, quasi raddoppia (+98,5%). Poi Lituania (+6,7%), Regno Unito (+54,3%) e Polonia (+84,2%). I primi tre fornitori di filato di lana pettinato sono la Romania (+11,1%), Bulgaria (+20,1%) e Repubblica Ceca (+29,1%). Per i misti chimico/lana ci sono Romania, Turchia e Bulgaria, con queste ultime due in forte flessione (-42,7% e -32%).
Infine le importazioni dei filati di cotone: Turchia, primo supplier con un calo del -42,2%, India, seconda, a -28,1% e Cina terza a -35,9%.