Con la creazione del ‘brand’ unico Première Vision Paris per identificare tutti i saloni dell’universo PV, la cancellazione di edizioni storiche come quelle di Mosca e del Brasile, la nascita di nuove realtà espositive e la continua attenzione a mercati emergenti non si può dire che la vita di Guglielmo Olearo, responsabile dei saloni internazionali per la società francese, sia monotona.
All’alba del suo quarto anno nei quadri dirigenziali di PV Olearo, piemontese con laurea al politecnico di Torino, può già fare un bilancio dell’operato suo e dello staff che guida e anche analizzare quello che succederà nel prossimo futuro. Lo abbiamo sentito subito dopo le festività natalizie, con PV New York come primo impegno del 2016.
Si è chiuso un 2015 con tante novità nel calendario dei saloni, sia di Pv che di altri soggetti. Il 2016 seguirà lo stesso trend?
Per noi è stato un anno importante per il lancio del brand PVP, che stiamo applicando anche agli altri saloni locali. Abbiamo avuto ottimi riscontri da parte di clienti ed espositori, contenti di far parte appieno del mondo di Première Vision. Grazie al brand unico abbiamo la possibilità di presentare un’offerta più trasversale e di lanciare focus come quello sulle scarpe o quello sul denim, l’Upper Jeanswear. Per il resto abbiamo consolidato Istanbul e siamo cresciuti tanto negli Usa, ci siamo confermati col denim a Barcellona, città gioiosa, dinamica, ideale per questo tipo di clientela e di prodotto.
Ma avete rinunciato al Brasile. La notizia negativa, perché più inattesa, è questa: fulmine a ciel sereno o il Brasile ha già fermato da tempo una corsa che sembrava inarrestabile?
Notizia molto brutta proprio perché la decisione è maturata in tempi molto brevi. Siamo rimasti sorpresi dall’improvviso rovesciamento delle condizioni economiche del Paese. Avevamo già avuto qualche avvisaglia ma i brasiliani ci dicevano che pesavano gli effetti ed i costi del Mondiale di calcio e che la recessione sarebbe rimasta su percentuali basse. Invece è arrivata al 4%, la moneta ha perso il 50% del valore (passando da 2,3 a 4,65 nei confronti dell’euro) e i consumi sono calati del 12%. Tutto questo ci ha fatto decidere di annullare l’edizione di PV Brasile e sembra che anche nel 2016 il trend non debba cambiare. Monitoriamo tutto di sei mesi in sei mesi ma non ci sono, al momento, le premesse per rifare il salone là, anche perché nei paesi del BRICS c’è sempre la possibilità di avere contraccolpi repentini. Sono stato in Brasile, ho parlato con le associazioni di categoria, i clienti, gli imprenditori e ho capito che l’industria del tessile-abbigliamento non è al collasso ma quasi; ci sono aziende che lavorano al 40-50% in meno rispetto a prima. Comunque la crisi sta facendo riflettere i brasiliani su un allargamento dei mercati, uscendo dal loro circolo interno, e in effetti ne abbiamo visti alcuni a New York
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State studiando la possibilità di portare PV in altre parti del mondo in sostituzione delle edizioni annullate?
Visto il contesto internazionale il 2016 sarà un anno di consolidamento là dove siamo presenti e di lancio ulteriore dei marchi PV, Tissu Premier e Denim, oltre a fare sempre di più di New York una piccola Parigi, con l’offerta completa del salone. Non vedo emergere zone particolari sulle quali puntare. C’è chi dice l’India ma è un Paese ancora troppo conservatore.
In Italia proseguono i proclami delle istituzioni per recuperare terreno, in Europa e nel resto del mondo, rispetto a Première Vision. Per ora avete visto effetti di questi forti investimenti da parte del governo su Milano Unica, Filo e altre fiere?
Onestamente i riflessi che abbiamo avuto sono stati positivi. Al di là degli interessi singoli il fatto che anche in Italia si sia iniziato a puntare forte sulle fiere ci dà stimoli per migliorarci e per dare del nostro meglio. Noi siamo una società privata, che non ha aiuti statali e nella quale lavoriamo adattandoci ai mercati. Dal punto di vista dei numeri il 2015 è stato eccezionale e spero che il 2016 lo sia altrettanto, quindi non ci sentiamo danneggiati da quanto sta succedendo in Italia, piuttosto siamo preoccupati per l’assetto geopolitico mondiale, ora che anche l’Arabia Saudita è entrata in conflitto con i ‘vicini’ e che una bomba in Nord Corea ha fermato i mercati asiatici.