Quattro nazioni collegate via web
Abit, l’associazione brasiliana dell’industria tessile e dell’abbigliamento ha convocato davanti ad un monitor i rappresentanti dell’industria tessile del Sud America per discutere della situazione attuale e valutare il futuro del continente dopo le pandemie.
Pur divisi da migliaia di chilometri si sono ritrovati via web il presidente di Abit Fernando Pimentel, il suo omologo argentino Luiz Tendlarz, Juliana Calad, direttrice della Camera della moda e tessile della Colombia, e Diego Daud, presidente dell’Associazione industriale dei produttori tessili del Paraguay.
L’occasione è servita anche per fare il punto sulla situazione sanitaria, con la Colombia che ha più di 11 mila casi di Covid-19 e il paese in quarantena, l’Argentina con un quadro molto simile e il paese bloccato dal 19 marzo mentre in Paraguay il contagio è stato controllato dall’inizio e il paese mostra un basso tasso di infezione, anche se il contesto è ancora incerto e l’industria tessile, che impiega circa 200 mila persone, sta soffrendo.
“Le aziende sperano di raggiungere dal 30% al 40% della loro produzione a giugno – ha spiegato Pimentel parlando del Brasile – e nel migliore dei casi, di arrivare a dicembre con il 70% di una produzione normale”.
Gli esperti ritengono che l’abbinamento dei paesi latini sia fondamentale per rafforzare la regione durante la riapertura. “Se agiamo come blocchi, abbiamo maggiori possibilità di recupero” ha aggiunto Luiz Tendlarz.
Al momento, il maggior impulso per il settore tessile proviene dall’industria sanitaria che ha bisogno di attrezzature e abbigliamento. Necessario anche guardare a nuovi mercati, visto che nessun paese latino è tra i 15 maggiori esportatori di tessili e abbigliamento.
Tutti hanno infine concordato sul fatto che gli strumenti online saranno essenziali per superare questo nuovo momento.