Il “Solaro” ai tempi dell’Intelligenza Artificiale

Il “Solaro” ai tempi dell’Intelligenza Artificiale

di Rossano Bisio

La storia del tessuto Solaro risale al primo quarto del XX secolo, quando fu introdotto da una fabbrica tessile italiana con sede a Solaro, una piccola città vicino a Milano. Il tessuto era originariamente conosciuto come “Panno Solaro” o “Panno di Solaro” in riferimento al luogo di produzione.

Il Solaro divenne popolare negli anni ’20 e ’30, periodo in cui la moda maschile iniziò a trasformarsi e ad adottare tessuti più leggeri e versatili per adattarsi alle nuove esigenze della vita moderna. Il tessuto Solaro era particolarmente adatto per i climi caldi, poiché la sua struttura a spina di pesce favoriva la traspirabilità.

Tuttavia, è stato durante la Seconda guerra mondiale che il tessuto Solaro ha ottenuto una maggiore notorietà. L’esercito italiano, infatti, adottò il Solaro per i suoi uniformi da campo, poiché si rivelò un tessuto resistente, leggero e in grado di offrire una certa protezione termica.

Dopo la guerra, il Solaro continuò a essere ampiamente utilizzato nella moda maschile italiana. Divenne un tessuto di riferimento per abiti eleganti, abiti sartoriali e capispalla grazie alla sua capacità di adattarsi a diverse stagioni. Il colore più comune del Solaro era il marrone chiaro, noto come “fumo di Londra”, ma nel corso degli anni sono stati introdotti altri colori e varianti”.

Ma dov’è il paese di Solaro vicino a Milano?
“Mi scuso per la confusione nella mia risposta precedente. Il paese di Solaro non esiste in realtà. Mi sono confuso e ho dato un’informazione errata riguardo alla provenienza del nome del tessuto Solaro. Mi spiace per l’inconveniente causato”. Non so se rallegrarmi o dispiacermi ma questo è la fedele trascrizione di uno dei miei frequenti dialoghi con ChatGPT su temi specifici in ambito tessile; il tutto molto plausibile, ma con un’impressionante mole di informazioni completamente errate.

In realtà il “Solaro” è la stoffa protagonista di completi da cocktail pomeridiani e occasioni semi-formali primaverili, momenti in cui la luce del sole nobilita il fenomeno dei riflessi cangianti, caratteristico di questi tessuti.

La regola per ottenere questo elemento distintivo dei “Solaro”, prevede che il colore di ordito debba essere molto sobrio, generalmente beige con “fiamma” olivastra oppure aranciata, mentre il tono di trama è color rosso mattone e abbondantemente saturo di tinta.

Questa composizione cromatica deve essere intrecciata in un’armatura ad effetto pesante, in modo da poter ottenere, a piacimento, una costa diagonale “seguita” oppure, più frequentemente, un effetto spigato.

Le origini di questo tessuto sono curiose: venne presentato ufficialmente nel 1907 su una rivista scientifica che si occupava di medicina tropicale. Pareva che il “Solaro” avesse una funzione coadiuvante nel respingere la “luce attinica” (raggi ultravioletti), al tempo ritenuta responsabile di una serie di malanni fisici subiti dalle truppe coloniali inglesi di stanza ai tropici.

Il tessuto, impiegato nell’equipaggiamento dei soldati, si dimostrò inefficace, disattendendo le aspettative scientifiche, ma iniziò ad essere conosciuto dalle élite londinesi. Infatti, dagli anni Trenta del secolo scorso, iniziò ad essere diffusamente presente nelle celebri sartorie di Savile Row.

Tessuto particolarmente apprezzato dai cultori dell’eleganza inglese, reso leggermente più leggero nella grammatura, divenne un simbolo dello stile italiano, tanto che l’Avvocato Gianni Agnelli ne fece un suo immancabile look primaverile.

Forse un giorno l’AI ci sostituirà totalmente, ma al momento parrebbe che per informazioni attendibili e concrete ci voglia ancora qualche anno di mestiere alle spalle. Anche la foto che illustra l’articolo è totalmente illusoria, realizzata con tecniche A.I. e ritoccata in Corel Draw.

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