Dall’assemblea del Gruppo merceologico Tessile e Abbigliamento dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese è arrivata la conferma della necessità di un piano di rilancio per la filiera.
“Il 2020 è stato un anno molto difficile, con turismo e ristorazione siamo quelli che abbiamo più sofferto le ripercussioni della pandemia. E il 2021 non si prospetta migliore”: è stato chiaro Piero Sandroni (nella foto), presidente del gruppo nel presentare lo status quo del settore.
L’ultimo trimestre del 2020 si è chiuso con il 33% delle imprese varesine del tessile e abbigliamento che registrava un calo produttivo, il 38,3% ha dichiarato livelli stabili, mentre solo il 28,7% ha migliorato le proprie performance.
“Il 63,7% delle aziende – spiega Sandroni – si attende un ulteriore calo della produzione, il 36,3% stabilità, mentre nessuna delle realtà vede all’orizzonte miglioramenti dell’attività produttiva”.
Import e export sono calati del 9,8% e 12,9%: “L’export del tessile è il peggiore tra i settori manifatturieri della provincia”. A far sperare c’è il piano di rilancio presentato al Governo, da Sistema Moda Italia: “Un piano che, come Gruppo merceologico di Univa, condividiamo e supportiamo in tutti i suoi punti – spiega Sandroni – perché rappresenta un vero e proprio piano pragmatico di politica industriale di rilancio competitivo del settore. La filiera rischia a livello nazionale la cancellazione di 70mila posti di lavoro: questo lo scenario, secondo Confindustria Moda, che si va delineando da qui ai prossimi tre anni se non verranno messi subito in campo interventi strutturali a sostegno del settore simbolo del made in Italy”.
Presente all’assemblea virtuale anche lo stesso presidente di SMI, Marino Vago, che si è soffermato sul piano d’azione di 8 miliardi di euro diviso in tre macrocategorie: “”Non siamo andati dal Governo con il cappello in mano – ha detto Vago – ma con l’orgoglio dell’industria che rappresentiamo fatta di 45mila imprese e 400mila addetti. Per una realtà così importante abbiamo chiesto di mettere in campo le stesse risorse che sono state spese, inutilmente, per salvare una sola azienda: Alitalia”.