La lana riciclata è stata la protagonista di un fra Confindustria Toscana Nord e i Ministeri dell’ambiente, della salute e dello sviluppo economico finalizzato a far conosce le virtù del riciclo delle fibre tessili.
Si sono confrontati i rappresentanti delle tecnostrutture dei ministeri e dell’Enea da un lato e CTN, rappresentata dal vicepresidente Francesco Marini e dal coordinatore del gruppo Nobilitazione e lavorazioni tessili della sezione Sistema moda Sauro Guerri dall’altro.
Il riciclo è tuttora ostacolato da regole che impattano su diversi aspetti del trattamento e dell’uso dei materiali, a iniziare dalle norme end of waste, cioè le regole per far sì che materiali usati o di scarto vengano classificati non come rifiuti (con i conseguenti oneri e procedure per gestirli) ma come materie prime secondarie.
Inoltre con il prossimo febbraio si profila un ulteriore vincolo, determinato dall’entrata in vigore del Regolamento Europeo sulle sostanze chimiche Reach. Questa norma mira, tra l’altro, a ridurre la circolazione dei nonilfenoli etossilati, o Apeos, sostanze che non risultano essere pericolose per gli esseri umani ma che – essendo nocive, se disciolte in acqua, per la fauna ittica – nei prodotti chimici prodotti e utilizzati nell’Unione europea sono stati messi fuori uso dallo stesso Reach ormai da molti anni.
Nelle fibre nuove queste sostanze non si trovano più, ma possono essere presenti nelle vecchie fibre che vengono riciclate. La norma che sta per entrare in vigore fissa un tetto alla presenza degli Apeos nei prodotti tessili, a meno che non si tratti di articoli interamente prodotti con materie riciclate. Dal punto di vista tecnologico, tuttavia, non tutti gli articoli si possono produrre esclusivamente con fibre riciclate: per dare resistenza o conferire determinate caratteristiche estetiche occorre talvolta realizzare delle mischie anche con fibre vergini. A differenza di altre fibre, nel caso della lana e dei peli animali affini, altamente riciclati nel distretto pratese, in ogni caso, le nuove regole Reach appaiono immotivate: evidenze empiriche – che Confindustria Toscana Nord intende avvalorare attraverso uno studio apposito, in via di definizione – suggeriscono che, a differenza delle altre fibre, quando si tratta di lana gli Apeos eventualmente presenti sulle fibre non vengono rilasciati in acqua: verosimilmente fra Apeos e fibre laniere si crea un legame praticamente irreversibile, che azzera di fatto il rischio ambientale.
Il problema è in ogni caso limitato ai capi lavabili in acqua e non riguarda quelli lavabili solo a secco, come cappotti, capispalla in genere e la maggior parte dei capi in lana riciclata, per i quali già oggi il lavaggio in acqua non è previsto. Tuttavia, anche se il problema non è insormontabile, Confindustria Toscana Nord ritiene non accettabile, nell’ottica di massima valorizzazione del riciclo della lana, che questo processo virtuoso debba subire delle limitazioni ingiustificate. Si è quindi avviato, già dal 2018, un percorso di confronto con i Ministeri, l’Istituto Superiore di Sanità, Enea, Confindustria e l’Agenzia Europea per le sostanze chimiche (ECHA).
Nell’incontro Confindustria Toscana Nord è riuscita a ottenere la costituzione di un tavolo di lavoro con la presenza dei tecnici dei Ministeri dell’ambiente, della salute e dello sviluppo economico per rimuovere i vari ostacoli al riciclo e, quindi, all’economia circolare, dovuti al mancato coordinamento fra le diverse normative europee e al non sempre chiaro recepimento di queste da parte dell’Italia.