La Toscana che protesta si conta a Prato

Prato, Arezzo, Pistoia, Firenze: molte province toscane rappresentate su striscioni e bandiere davanti alla sede di Confindustria Toscana Nord a Prato per la giornata di manifestazione dei lavoratori del tessile-abbigliamento indetta dai sindacati Filctem Cgil, Uiltec Uil e Femca Cisl.

Circa 500 persone che si sono ritrovate in via Valentini alle 10 per poi attuare un fuori programma, ovvero l’occupazione della sede stradale, fino alle 11,30 nonostante i tentativi di alcuni leader dei sindacati di non creare problemi agli automobilisti e al traffico, deviato su vie laterali senza che la cosa degenerasse, anche tra gli stessi manifestanti, alcuni dei quali totalmente contrari a liberare la strada. La piccola e breve “diatriba” interna si è risolta senza tensione e senza troppe ripercussioni sulla viabilità, cosa che ha permesso ai manifestanti di restare un’ora davanti al Palazzo dell’Industria, fischiando sonoramente chiunque si affacciasse alle finestre per controllare la situazione, dipendenti o dirigenti che fossero.

Presenti un’agguerrita delegazione di lavoratrici nel campo dell’alta moda di Arezzo, un altrettanto agguerrito gruppetto di dipendenti di Lineapiù Italia e un drappello del Lanificio F.lli Bacci; tutto il resto è arrivato dalle aziende toscane senza striscioni di riferimento.

Al termine del presidio hanno preso la parola Fabio Berni, segretario generale di Filctem Cgil Toscana, Massimo Guerranti, suo omologo per Femca Cisl (nella foto) e Massimiliano Brezzo, segretario regionale Filctem Cgil con delega al tessile: “Vogliamo un contratto dignitoso – hanno detto – perchè lo meritano i lavoratori. Non è possibile che nel 2016 ci venga chiesto di ridurre le ferie, di adattare gli orari di lavoro all’ultimo minuto, sacrificando la famiglia, di aspettare 24 mesi per avere una rivalutazione degli stipendi in base all’inflazione. Ci dicono che ci sono difficoltà per adattare il contratto ma in un settore che negli ultimi anni ha perso 100.000 posti di lavoro il fatturato è rimasto lo stesso”.

“Speriamo di riprendere il discorso con Sistema Moda Italia quanto prima – hanno concluso i rappresentanti dei sindacati – e di firmare l’accordo. In tanti ci stanno guardando, perchè il contratto del tessile ha sempre fatto da guida per altri lavoratori ed è bene che si sappia che di contratti ne abbiamo portati in fondo anche di più difficili ultimamente, come per le lavanderie industriali o la ceramica”.

E come monito è arrivata la promessa di spostare la protesta, magari stavolta di livello nazionale, alle fiere internazionali di settore che si svolgeranno in Italia per far capire ai clienti che le visitano che “la moda italiana è la più bella del mondo e non si può regalare o pretenderla che la si produca gratuitamente”.

L’eco della protesta è arrivata però ovattata a poche centinaia di metri di distanza, dove molti imprenditori si sono ritrovati per un incontro su Pratoexpo: mancavano i titolari di molte rifinizioni, dove la protesta è più forte, ma in nessuno dei principali lanifici sono state registrate adesioni allo sciopero degne di nota (4 su circa 150 lavoratori al Gruppo colle, per esempio).

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