La presentazione della futura edizione di Pitti Uomo è sempre l’occasione per fare il punto sullo stato di salute del settore tessile italiano, grazie ai dati raccolti ed elaborati dal Centro Studi Confindustria Moda per conto di SMI presso una novantina di aziende associate alla Federazione e operanti in tutti gli stadi della filiera Tessile-Abbigliamento.
Nell’arco dei primi nove mesi dell’anno il settore si muove, complessivamente, in territorio positivo.
Premesso che il quadro è estremamente variegato, nel primo trimestre dell’anno in corso, in termini di fatturato, le aziende del campione hanno sperimentato mediamente una variazione di segno positivo nell’ordine del +3,3% rispetto al medesimo periodo del 2017: le imprese tessili hanno superato il +7%, quelle dell’Abbigliamento-Moda hanno frenato al +0,6%. Nel secondo quarter si profila una prosecuzione del trend positivo, che porta ad archiviare un +3,5%. Da un lato, il “monte” segna una crescita del +3,2%, mentre le aziende operanti a “valle” fanno registrare un aumento pari al +3,6%. Le stime rilasciate dalle aziende riguardo al periodo luglio-settembre confermerebbero la tenuta della dinamica positiva. Il fatturato del campione fa registrare mediamente una variazione del +3,9%, sintesi di un +5,8% del “monte” e di un +2,8% del “valle”.
Guardando alle vendite per mercato, il primo trimestre si archivia con un calo delle vendite nazionali (-1,4%), cui si contrappone un vivace incremento oltreconfine (+9,9%). Nel secondo trimestre i trend si rafforzano: il mercato nazionale sperimenta un peggioramento (-4,3%), mentre il fatturato estero cresce di oltre il +10%. Infine le stime per i mesi luglio-settembre indicano un timido incremento (+1,0%) per il fatturato italiano e una variazione superiore all’8% per l’estero. In tutti e tre i trimestri, il mercato nazionale si è mosso positivamente per il tessile e negativamente per il “valle”; le vendite estere si sono rivelate in crescita per entrambi i comparti, pur evidenziando un’intensità maggiore nel caso dei prodotti finiti.
Sul fronte occupazionale, anche nel corso del 2018, similmente al 2017, si riscontrano segnali timidamente incoraggianti, che portano ad archiviare una variazione del +1,3% nel primo trimestre dell’anno e del +1,0% nel secondo. Per il terzo quarter ci si attende, invece, una lieve flessione rispetto al medesimo periodo del 2017 (-0,2%).
I dati relativi alla raccolta ordini in portafoglio al momento della rilevazione campionaria danno conto di un mercato moderatamente soddisfacente: gli ordini del comparto tessile chiudono con un incremento pari al +3,1%, mentre quelli dell’Abbigliamento-Moda presentano una crescita del +2,3%. Per entrambi i macro-comparti della filiera, la raccolta estera si muove favorevolmente. Di contro, la raccolta nazionale risulta in frenata sia per il Tessile – che, tuttavia, presenta un lieve segno positivo (+0,4%) – sia per l’Abbigliamento, che mostra invece un lieve calo (-0,3%).
Per quanto riguarda il commercio con l’estero, nei primi sette mesi del 2018 il Tessile-Abbigliamento italiano archivia una dinamica positiva: +2,6%, superando i 18,4 miliardi di euro. Parallelamente, l’import cresce del +2,4%, per un totale di quasi 12,7 miliardi di euro. I due macro-comparti della filiera presentano entrambi dinamiche positive nel caso dell’export, anche se su toni differenti: il Tessile registra un incremento pari al +1,9%, mentre l’Abbigliamento guadagna un +3,0%. Nel caso dell’import, il “valle” sperimenta un dinamismo altrettanto discreto, pari al +4,0%; il “monte” della filiera, invece, presenta una variazione debolmente negativa, pari al -0,6%.
Considerando i singoli anelli di cui si compone la filiera, l’export di filati vede un incremento del +3,2%, mentre quello di tessuti del +1,6%. Il tessile per l’arredo-casa cresce oltreconfine del +2,3%. Nel caso del “valle” della filiera, best performer risulta la calzetteria, il cui export vede un aumento del +4,4%; segue la maglieria, in crescita del +3,5%. Infine, l’abbigliamento confezionato archivia un incremento pari al +2,6%. Specularmente, con riferimento all’import, si delinea un quadro più eterogeneo in termini di dinamiche registrate dai diversi prodotti in esame. Da un lato le importazioni di filati crescono del +1,2%, mentre quelle di tessuti e di “altri prodotti tessili” cedono rispettivamente il -4,6% e il -3,3%. Il tessile-casa si assesta, invece, sui livelli del 2017. Con riferimento al “valle”, le importazioni di maglieria presentano una variazione di segno positivo nell’ordine del +5,0%, mentre quelle di capi confezionati del +3,9%. Di contro, i flussi in ingresso di calzetteria cedono il -10,1%.
Sotto il profilo geografico, nel gennaio-luglio 2018 le vendite destinate sia alle aree UE sia alle aree extra-UE si muovono in territorio positivo. Esaminando le principali destinazioni dell’export di Tessile-Abbigliamento made in Italy, Germania e Francia, primo e secondo mercato, presentano rispettivamente un incremento del +2,8% e del +0,9%; a seguire, in terza posizione, il Regno Unito, che registra una crescita vivace nella misura del +5,3%. In controtendenza, le vendite dirette in Spagna calano, invece, del -2,9%. Relativamente alle piazze extra-UE, nel periodo analizzato le esportazioni verso gli Stati Uniti, quarta destinazione e primo mercato non-UE, flettono del -2,2%. La Svizzera, a conferma del ruolo di piattaforma logistico-commerciale, evidenzia una evoluzione del +16,6%, avvicinandosi ai livelli di export verso gli stessi USA. Guardando invece al Far East, mentre Hong Kong frena al -0,9%, la Cina presenta un aumento double-digit pari al +18,3%. Il Giappone torna a crescere sperimentando una variazione del +2,2%, mentre la Corea del Sud mette a segno un aumento del +7,3%. Infine, il mercato russo, dopo il recupero messo a segno nel gennaio-luglio 2017 (allorquando aveva registrato un +13,4%) risulta in assestamento (-0,3%) nei primi sette mesi dell’anno. Passando all’analisi dei main supplier, la Cina si conferma al primo posto, evidenziando tuttavia una flessione pari al -5,7%; l’incidenza sul totale Tessile-Abbigliamento importato scende così al 18,8%.
Oltre un miliardo e trecento milioni separano la potenza asiatica dal secondo partner ovvero la Francia. A quota 800 milioni circa troviamo Germania e Bangladesh, l’una in aumento del +6,6%, l’altro in frenata al +0,2%. Seguono due supplier interessati da dinamiche negative, ovvero Turchia e Spagna, rispettivamente in calo del -1,9% e del -14,2%. Nel periodo monitorato, la Romania cresce, invece, del +7,8%, facendo registrare un’incidenza pari al 5,1% del totale importato. Il calo cinese, nonché le frenate di Bangladesh ed India, vanno tuttavia messe in relazione all’aumento delle importazioni dai Paesi Bassi (+21,2%), porta d’ingresso per manufatti d’oltremare.