Per affluenza e calendario probabilmente non è stata la migliore edizione delle quattordici che si sono svolte in territorio cinese ma il giudizio degli espositori di Milano Unica Shanghai rimane improntato all’ottimismo.
“Stiamo ancora vivendo un periodo di cambiamento dovuto all’anticipo a luglio di Milano Unica – dice Enrico De Pieri del Gruppo Albini – e bisogna dire che stavolta la fiera in Cina non è andata benissimo, ma non avevamo aspettative alte, perché quasi tutti i clienti avevano già visto la collezione in altre fiere, che stanno diventando troppe. Milano Unica è andata bene, tutto sommato anche Première Vision ma forse sarebbe il caso di investire risorse su mercati meno conosciuti, anche se in Cina bisogna esserci per capire i cambiamenti veloci di questo mercato e anche perché i clienti cinesi non ti cercano come quelli di altri paesi, se non ci sei passano subito ad un altro fornitore”.
Convinzione riprese più o meno anche da Ombretta Gabrieucig di Canclini: “Sapevamo che il terzo giorno sarebbe stato fiacco – dice – ma è sempre positivo venire a Shanghai anche se la collezione ormai era stata già vista, tramite gli agenti o in fiera anche se non a Première Vision, dove di cinesi ne ho visti pochi. Fosse per me verrei qui con una collezione riservata al mercato cinese”.
Impressioni positive allo stand del Lanificio Subalpino: “Il bilancio non è ottimo ma buono – dice Nicolò Zumaglini – soprattutto per il primo giorno. E non sono venuti solo cinesi ma anche qualche americano, giapponese e tedesco, anche se gli europei che sono qui sono tutti a caccia del prezzo migliore. Noi facciamo dodici fiere all’anno, molte, ma sono il passaporto per il mercato, non possiamo mancare perché facciamo l’80% di export. Per fortuna qualche aiuto da Ice e dalla Regione Piemonte ci arriva”.
Accanto a lui annuisce Fabio Mascii, di Texco, autodefinitosi “pratese atipico” perché la produzione è di altissima fascia e quindi più vicino al mondo di Ideabiella: “E’ la prima partecipazione a Milano Unica Shanghai – dice – perché volevamo trovare nuovi clienti e devo dire che ci siamo riusciti. Cambiando prodotto e passando a puri cammello, alpaca e cachemire in sette anni abbiamo sestuplicato il fatturato e la Cina può essere ancora più importante. Quindi pensiamo di ripetere l’esperienza, anche se prima vogliamo valutare ordini e selezioni che arriveranno. Devo anche dire che mi dispiace che ci siano solo tre aziende di Prato”.
Fuori dai “confini” rossi di Milano Unica ci sono altre aziende italiane, come la A+A, che realizza libri di tendenze: “Per noi la Cina è il secondo mercato per importanza – dice Marco Crespolini – e praticamente vengo qui quasi tutti i mesi perché i cinesi hanno un buon approccio con i nostri prodotti e hanno tanto bisogno di avere spunti sulla fantasia. Noi insistiamo con le fiere andando, tra l’altro, in Francia, Giappone e Russia, perché i saloni hanno ancora un valore, forse non alto come una volta ma sicuramente determinante”.
E sul tema fantasia da sottolineare come l’Italia abbia messo lo zampino anche nelle tendenze, raccontate dalla giapponese Sachico Inove ma frutto di un lavoro fatto da uno staff che ha compreso anche Ornella Bignami.