Pitti Uomo esalta il coraggio

Sarà stata l’onda lunga della vittoria dell’Italia sul Belgio agli Europei o il clima di eterno ottimismo di chi sa di avere dalla sua il valore aggiunto del made in Italy ma la cerimonia di apertura dell’edizione numero 90 di Pitti Uomo è stata caratterizzata da un susseguirsi di inviti a far vedere di che pasta sono fatti gli italiani quando di mettono in testa di eccellere.

E Pitti ha giocato con cinque attaccanti andando a prendere i capitani di Confindustria, con Vincenzo Boccia seduto al “tavolo delle autorità”, del Governo, con il ministro Carlo Calenda e i sotto segretari Luca Lotti e Ivan Scalfarotto, della moda, col presidente di Smi Claudio Marenzi e mettendoli a fianco dei due registi, Andrea Cavicchi, presidente del Centro di Firenze per la Moda, e Gaetano Marzotto, presidente di Pitti Immagine. Terzo uomo a centrocampo il sindaco di Firenze Dario Nardella, che ha dato il calcio d’inizio.

Parallelismi con gli Europei di calcio a parte nel Salone dei Cinquecento non è mancato certo l’amor patrio, già sottolineato proprio da Nardella con l’invito a far correre l’Italia della moda utilizzando le due gambe forti, che sono Firenze e Milano.

Marenzi invece, sottolineando come la crescita nel 2015 sia stata inferiore alle attese e come il 2016 sia ipotizzato come piatto – e riportando quindi a livelli più bassi l’ottimismo nel Salone – ha chiesto a Calenda di sbloccare gli accordi economici con Stati Uniti e Canada per “liberare” le aziende su due mercati con grandi prospettive, da non lasciare in mano ad altri, Cina in primis.

Boccia, il vero volto nuovo a Pitti, ha promesso la sua presenza anche in futuro: “C’è da rimediare – ha detto – ad un’assenza lunga durante tutti questi anni. Ci siamo dimenticati un po’ del settore moda ma venendo qui si capisce come si debba essere orgogliosi di rappresentare questo pezzo di Italia”.

Ha chiuso il cerchio Calenda, anche stavolta il più applaudito alla fine dell’intervento: no all’autocelebrazione, sì a battaglie nuove ogni anno, no al modo di lavorare usato fino a qualche anno fa. Il diktat è stato chiaro e la scure del ministro si è abbattuta anche sull’Unione Europea: le poche settimane passate a Bruxelles prima di diventare ministro evidentemente gli hanno fatto capire che la burocrazia regna sovrana anche fuori dall’Italia. “Abbiamo stipulato un accordo commerciale col Canada un anno fa – ha spiegato – e ancora non l’abbiamo potuto ratificare perchè Bruxelles dice che non è competenza solo dell’Unione Europea ma di ben 38 parlamenti di singoli stati, all’unanimità, più il Consiglio Europeo. Ho interrotto il consesso perchè l’Unione Europea deve firmarlo da sola, non possiamo aspettare tutti gli altri. Questo del Canada è l’esempio di come si è persa l’Europa sui mercati internazionali in questi anni”.

Poi il punto sul progetto avviato tre anni fa: “Lo sta portando avanti Scalfarotto – ha detto Calenda – e ci sono pronti altri 50 milioni. Sembrava impossibile mettere allo stesso tavolo gli organizzatori di tante fiere diverse ma ce l’abbiamo fatta e ora vediamo i primi risultati; i buyers stranieri non possono venire in Italia 50 volte l’anno, bisogna farceli venire due o tre volte coordinando le fiere. E nel 2017 uscirà il primo calendario condiviso tra Firenze e Milano. A questo punto bisogna proseguire con tre progetti, per formazione, sostenibilità e nuovi consumatori e se ci vogliono altri soldi vuol dire che li troveremo. Il sistema moda e tessile ci faccia la lista della spesa e la valuteremo; intanto il budget che abbiamo messo a disposizione per Agenzia Ice serva a entrare nei mercati della grande distribuzione internazionale e non per eventi folkloristici. Per questo ho scelto il nuovo presidente Michele Scanavini, che ha una grande esperienza e saprà metterla al servizio dell’Italia”.

Finale con slogan: “Non è una partita Milano contro Firenze. E’ Italia contro il mondo e se ce la giochiamo non ce n’è per nessuno“. Applausi. E poi tutti alla Fortezza a respirare l’aria degli stand.

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