Dopo la protesta per certi versi clamorosa ed inattesa davanti all’ingresso di Pitti Filati a fine gennaio oggi le bandiere del sindacato Si Cobas hanno sventolato sotto la sede di Confindustria Toscana Nord, l’associazione di categoria che ha tra le associate alcune delle aziende accusate di sfruttamento del lavoro a vario titolo.
Si Cobas appoggia le lamentele dei lavoratori di Ritorcitura Duemila e Gh, due aziende terziste del distretto tessile di Prato che hanno da mesi i dipendenti alle prese con una vertenza contro le condizioni di sfruttamento. Le proteste riguardano lavoro nero, turni di 12 ore per 7 giorni alla settimana, negazione dei diritti e hanno coinvolto in modo diretto alcuni dei committenti, aziende assai note del comparto filatura, consorziate al Consorzio Promozione Filati e sostenitrici di Feel the Yarn, fatto questo che portò i dimostranti alle porte di Pitti Filati 〈nella foto〉.
Stamani è toccato alla sede pratese di Confindustria Toscana Nord, che non ha rilasciato commenti specifici. ”Gli interlocutori sindacali dei lavoratori che Confindustria Toscana Nord riconosce ad oggi come tali – si legge in una nota – sono quelli che con Confindustria sottoscrivono i contratti collettivi nazionali di lavoro applicati dalle aziende, incluse quelle produttrici di filati oggetto di accusa”.
CTN ricorda che le aziende ad essa associate condannano qualsiasi forma di illegalità e di sfruttamento dei lavoratori: ”Anche a seguito dell’intensa campagna di sensibilizzazione svolta negli anni dall’associazione, nella generalità dei casi le aziende socie quando affidano un lavoro consistente a una lavorazione chiedono il DURC, il Documento Unico di Regolarità Contributiva. Chiedere il DURC non è, fra privati, un obbligo di legge, ma l’uso comune fra le imprese associate è di farlo, trattandosi della verifica praticamente unica – nell’ambito degli strumenti ufficialmente riconosciuti e istituzionalizzati – che un’azienda possa effettuare nei confronti di un’altra azienda per avere elementi che attestino la correttezza di quest’ultima nei confronti dei lavoratori. Accusare imprese note per la loro correttezza di consapevole connivenza con situazioni definite – di grave illegalità ne lede e ne danneggia l’immagine presso la clientela internazionale e la comunità in cui operano”.