Rebus province, il parere di Cavicchi

Il presidente dell'Unione Industriali di Prato Andrea Cavicchi (nella foto), anche all'indomani del viaggio a Roma del sindaco Cenni per perorare la causa di Prato provincia, ha rilasciato una nota in cui prende posizione sul tema del riassetto nazionale di questi enti, molti dei quali a rischio cancellazione. “Per il momento  – dice Cavicchi – il riassetto delle province significa a Prato soprattutto una cosa: incertezza. Incertezza in primo luogo sulla traduzione in legge del decreto che, se realizzata (eventualità oggi probabile), porterà nel caso di Prato novità molto consistenti.  Poi, se sarà confermato l’inserimento di Prato nella città metropolitana, incertezza su quanto potremo incidere nella governance: testo del decreto alla mano, infatti, il sistema sembra imperniato su parametri diversi dalla consistenza demografica, l’unica che ci darebbe davvero parola in capitolo. Infine, ma non per importanza, la questione servizi. E’ condivisibile l’allarme di questi giorni su una possibile riduzione del presidio dello Stato sul territorio. Quello della sicurezza, in tutte le sue accezioni, è un aspetto “sensibile” del governo del distretto: il fatto che possano sparire insegne non è un problema in sé ma il timore è che si ritorni alla fase pre-provincia. A quella fase, cioè, in cui alle nostre richieste di incremento del personale delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco veniva risposto che, siccome non eravamo provincia, non era rilevante né il numero di abitanti né la densità di imprese: più di tanto il personale non poteva essere”.
Cavicchi poi si esprime amcje sulla burocrazia: “Insomma, gli steccati della burocrazia avevano allora la meglio sulla realtà dei fatti: Prato aveva bisogno di poliziotti e di vigili del fuoco se aveva l’etichetta “provincia”, non ne aveva bisogno se l’etichetta non c’era.
E’ più illuminata la burocrazia di oggi rispetto a quella di allora? Non ci sono grandi motivi per affermarlo. E poi che fine farà ad esempio la Direzione provinciale del lavoro? Un distretto industriale come Prato dovrà far capo a Firenze per ogni minima pratica?
Da queste domande il disagio che stiamo vivendo. Da questo e non da altro, perché almeno all’Unione le battaglie di campanile non interessano ed anzi vorremmo che le province fossero eliminate tutte, senza eccezioni. In ogni caso una razionalizzazione del sistema non dispiace, nella convinzione che possa consentire di ottimizzare costi e risorse. Essenziale però che non venga meno un approccio concreto e fattivo ai bisogni di un territorio che, anche all’interno della città metropolitana, sarà e rimarrà dotato di un profilo proprio e particolare”.

5-12-2012

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