All’inaugurazione di Pitti Uomo non sono decisamente mancati gli applausi: per il ministro Carlo Calenda soprattutto e come al solito, ma anche per l’apertura della nuova sede della Camera di Commercio di Firenze, per una volta sede dell’overture del salone. Con indosso le sciarpe del museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti i protagonisti dell’inaugurazione, anticipata di un’ora rispetto al programma per poter garantire la presenza di Calenda, atteso nel pomeriggio in Israele, hanno presentato il salone.
Andrea Cavicchi, presidente del Centro di Firenze per la Moda, il sindaco Dario Nardella, l’assessore regionale alle attività produttive Stefano Ciuoffo e il ptresidente della Camera di Commercio di Firenze Leonardo Bassilichi hanno fatto gli onori di casa, sottolineando una volta di più il ruolo di Pitti e quello di Firenze nel contesto della moda italiana, mentre il presidente di Pitti Immagine Claudio Marenzi e il ministro Calenda si sono soffermati sui numeri.
“C’è stata una crescita fuori e dentro l’Unione Europea – ha detto Marenzi ancora un po’ calato nei panni di (quasi ex) presidente di Sistema Moda Italia – con numeri positivi da Germania, Cina e Corea, mentre Stati Uniti e Giappone restano ancora in una fase negativa. Continua la crescita del digitale ed in questo senso c’è da dire che Pitti è stato il primo salone a dotarsi di una sua versione virtuale e può essere preso d’esempio da tutti gli altri saloni della moda. L’Italia si conferma l’unico Paese che ha una filiera intera e questo di differenzia da tutti gli altri protagonisti della moda mondiale”. Poi il passaggio della parola a Calenda: “Con lui – ha concluso Marenzi – ho vissuto quattro anni di collaborazione senza precedenti negli altri governi precedenti. E’ stata data dignità al settore tessile, è stata implementata molto l’internazionalizzazione e il piano Industria 4.0 ci ha permesso di investire nelle nostre aziende e di avere una direzione da seguire”.
Il Tavolo della Moda non deve cadere con il governo ma proseguire l’azione
Il ministro ha raccolto volentieri l’assist, estendendo i frutti della collaborazione anche a Stefano Ricci e alla sua ambizione di fare di Pitti un traino e un connubio di arte, moda e cultura: “Abbiamo deciso – ha detto Calenda – di smettere di dare poco a tutti per dare tanto agli eventi italiani che meritano, senza guardare al territorio. Questo nuovo modo di agire ha portato alla nascita del Tavolo della Moda, che non deve cadere con il governo ma proseguire l’azione perché il tessile e la moda rappresentano i settori che più hanno accusato la globalizzazione e che sono stati lasciati soli nelle difficoltà. Facendo fronte comune il trend è stato invertito e questo esempio deve valere per l’economia e l’etica di tutta Italia”.