London

TLTF, rimpianto per gli assenti?

Abba…stanza bene. Prendendo spunto dal quartetto svedese a cui gli organizzatori della London Textile Fair hanno tributato un omaggio con la festa musicale che ha chiuso la prima giornata di fiera si può dire che il salone di Londra va in archivio con buoni risultati ma anche con la sensazione che stia cambiando volto rispetto a qualche anno fa.

The London Textile Fair ha infatti iniziato un percorso parallelo con la “sorella” Texpremium, ultima arrivata sulla scena londinese e dedicata ai produttori che hanno come riferimento la fascia alta e lusso del mercato. Due binari paralleli o divergenti? Lo dirà il tempo, anche perché Texpremium ha dovuto combattere prima con l’arrivo della pandemia e poi, nell’ultima edizione, con un’abbinata neve-sciopero dei treni davvero penalizzante.

Ma l’impressione è che le aziende italiane possano diventare grandi protagoniste a Texpremium come lo sono state di TLTF, che adesso vede invece i turchi primeggiare in quantità.

“Mi dispiace per chi non è venuto” dice Roberto Rosati di Fortex al termine di una giornata evidentemente assai positiva: “Tutto alla perfezione – continua – perché ho visto tutti i dieci migliori clienti di questo mercato. La fiera ha vitalità, i costi sono alla portata e gli appuntamenti hanno il ritmo giusto. E poi il 2023 sarà l’anno più confuso e meno prevedibile dal dopoguerra a oggi, così abbiamo deciso di partecipare a tutte le fiere possibili, vogliamo essere presenti su ogni mercato”.

A Londra con convinzione anche Arnia Cooperativa Sociale Made in Italy, esempio più unico che raro di inclusione nel mondo del tessile: “Dopo il Covid – racconta Carlo Rola – abbiamo voluto dare una nuova organizzazione all’azienda, unendo a esperti conoscitori del mondo tessile alcune persone svantaggiate per problemi fisici, psichici o esperienze di vita difficili. Si va dall’invalidità al 100% all’autismo e alle dipendenze. Abbiamo assegnato loro alcuni piccoli compiti”.

Lo status di cooperativa è insolito in un mondo dominato da profitti e ricavi: “Siamo qui a Londra – spiega ancora Rola – perché cerchiamo clienti affidabili nei pagamenti. Offriamo servizi di eccellenza a un prezzo che riteniamo congruo ma essendo senza fini di lucro tutto quello che diventa utile viene impiegato per assumere altri ragazzi e non ci possiamo permettere rischi. Per ora stiamo raddoppiando il fatturato anno dopo anno, siamo arrivati ad un milione nel 2022 e contiamo di arrivare alla nostra dimensione di 3-4 milioni al massimo nei prossimi anni. Coinvolgendo anche designer emergenti per pensare ad un prodotto finito”.

Oltre i sorrisi e le manifestazioni di ottimismo c’è però da registrare anche qualcuno deluso da un afflusso di clienti inferiore alle attese, con lo stand meno “animato” rispetto a quello dei vicini o con una collezione magari meno appetibile per un mercato particolare come quello britannico o londinese, dove le quantità o i metri richiesti non sono moltissimi ma dove il brand emergente pronto a diventare un must è sempre dietro l’angolo.

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