A giudicare dai commenti degli espositori della London Textile Fair quello britannico è un mercato tutto da interpretare. Difficile, se non impossibile, fare una valutazione della fiera a poche ore dal suo inizio, in un 16 luglio soleggiato, con l’estate che sembra più tale al di là della Manica che in Italia. Così i primi commenti sono legati ad un mercato che, tra Brexit, calo dei consumi e disponibilità economiche mutate negli anni, è ricco di incognite.
“Per noi- dice Giorgio Conterno, direttore commerciale di E. Miroglio Lana – le cose sono migliorate negli ultimi anni, grazie probabilmente alla qualità, alla ricerca sul prodotto, alla ricerca di qualcosa che non sia banale, magari più di nicchia ma appetibile. E molto sta facendo anche il tema della sostenibilità, che da queste parti è molto sentito; i nostri prodotti che abbinano il NewLife alla lana o alla viscosa hanno ottenuto buoni riscontri. Fino a qualche anno fa la discriminante principale era il prezzo, adesso non è più così”. E la valutazione positiva è allargata anche a Milano Unica: “Abbiamo avuto più affluenza del solito e del previsto, anche di inglesi” conclude Conterno che tocca anche il tema delle piattaforme digitali: “Il nostro è un mestiere antico in tutti i sensi – dice – e la percezione organolettica ha ancora un suo valore. Bene Internet ma il tessuto va toccato”.
Percezione diametralmente opposta in casa Paultex: “Quello inglese è un mercato in ribasso – ammette Alessio Galardini – ma non c’entra la Brexit quanto piuttosto un diverso rapporto tra domanda e offerta. C’è una diffusa e generalizzata staticità del mercato da circa un anno. Per fortuna è anche un mercato ben disposto verso la lana e quindi le nostre collezioni sono adatte a questo contesto fieristico, che comunque sta un po’ cambiando volto dopo l’arrivo di aziende non europee”.
Può incidere anche la concomitanza con View a Monaco o un calendario pieno di appuntamenti? “Le fiere sono davvero tante – conclude Galardini – e con i clienti ci vediamo spesso ma non possiamo fare altrimenti. Una volta la fiera era l’unico momento per vedersi, adesso i clienti girano meno e siamo noi che dobbiamo andare a incontrarli in azienda o nei saloni a loro più vicini”.