Il connubio tra il distretto pratese e Milano Unica è forte da numerosi lustri e anche per questa 37esima edizione consistente è stata la presenza di imprese provenienti da Prato, sia per i numeri che per la qualità.
C’è anche chi approfitta della manifestazione per festeggiare insieme ai clienti risultati importanti: è il caso di Dinamo che ha tagliato il traguardo dei vent’anni di attività e l’ha festeggiati realizzando insieme ad alcuni prestigiosi clienti alcuni capi che sono stati presenti nello stand di Rho: Masnada, Paul Smith, Studio Nicholson, Hostage Archive, Nine in the morning, Untildress e Isabel Benenato. Presenza rilevante in Dinamo in questi anni è stato Sandro Ciardi che sottolinea quanto le cose siano cambiate in questi due decenni: “Abbiamo visto cambiare soprattutto i mercati di riferimento – commenta – oggi mancano, rispetto a qualche anno fa, il Giappone e la Germania, mentre si è rafforzata la nostra presenza in Francia ed Inghilterra, probabilmente per il fatto che il nostro target di prodotto è cresciuto in qualità e questi due mercati sono da sempre i mercati del lusso. Per quanto riguarda l’Italia, potrei dire bene ma si tratta di un mercato umorale con un bassa fidelizzazione. Del resto questo è un rischio costante per chi presenta prodotti fortemente creativi come facciamo noi”. Buono il fatturato assestato tra i 5 e 6 milioni di euro, secondo il trend dell’azienda.
Su una latitanza del Giappone torna anche Andrea Cavicchi, presente a Milano con la sua Archè, specializzata nella produzione di tessuti in cotone e raso, soprattutto per la donna. “I nostri mercati sono soprattutto la Corea, la Spagna, l’Italia, la Francia (in particolare Parigi) – spiega Cavicchi – continuiamo a vedere la mancanza del Giappone, che aveva avuto un rallentamento un po’ prima della pandemia e ad ora non è ripartito come auspicavamo. Si stanno muovendo gli Usa, ma sono un mercato di difficile penetrazione”.
Soddisfatto di Milano Unica anche Francesco Marini di Marini Industrie: “Una fiera ben organizzata con spazi ampi e fruibili – afferma – questo rende il lavoro indubbiamente più facile – per quanto riguarda i nostri contatti, gli Usa restano la metà del nostro fatturato anche se ultimamente alcuni brand americani stanno sacrificando la qualità a scapito del prodotto per la scelta di non alzare il prezzo finale del prodotto, nonostante l’aumento inevitabile dei costi da sostenere: rimane comunque un mercato di alta ma non altissima fascia. Segnalo volentieri però alcuni progetti interessanti sulla West Coast: sono ancora agli inizi e i volumi sono bassi, ma certamente interessanti”, Per Marini Industrie resta ovviamente molto importante il mercato francese, che è il vero mercato del lusso mondiale, quello coreano, quello giapponese, anche quello cinese soprattutto per i volumi che riesce ancora a garantire. “Non dimentichiamo che Prato è comunque un’industria che funziona se funzionano tutti i suoi componenti – conclude – quindi dobbiamo osservare con attenzione anche quegli spazi di mercato e di produzione che non ci riguardano direttamente in maniera significativa. In linea di massima i prezzi sono un po’ aumentato perchè i costi sono ancora alti e in più abbiamo scelto di innalzare la nostra fascia di prodotto”.