Tempesti TexClubTec

Aldo Tempesti Un'ottimistica attesa

L’area allestita da Sistema Moda Italia con TexClubTec a Francoforte non ha niente da invidiare a quella, ingombrante nella sua vicinanza, dei “cugini” francesi, che evidentemente su Techtextil hanno investito molto, anche a livello di soldi pubblici.

E proprio i finanziamenti pubblici sono uno dei temi della chiacchierata con Aldo Tempesti, direttore di TexClubTec, che tra i corridoi della fiera di Francoforte si muove come se fosse nel salotto di casa.

Che aspettative ci sono da questa fiera?
Molte, perché è un salone che va sempre bene, anche nei momenti più difficili. Ed ora che il mercato è tornato ai livelli pre-pandemia c’è un’attesa ottimistica, perché quello del tessile tecnico è un settore che non si è mai fermato. Addirittura nel secondo semestre del 2023, quando tutti hanno accusato la frenata degli ordini, c’erano aziende che avevano le macchine in azione tutto il giorno.

Le 26 aziende nell’area collettiva sono sotto l’egida di Sistema Moda Italia. Come TexClubTec che bilancio potete fare ad ormai due anni dall’ingresso in SMI?
Buono, anche se gli ultimi mesi sono stati movimentati per l’uscita da Confindustria Moda. D’altronde il tessile, per tempistiche e stagionalità, ha bisogno di rapidità e programmazione diversi da altri settori presenti in Confindustria Moda e quindi… Per noi non è cambiato niente, abbiamo indici di crescita costanti. E’ vero che per le aziende medio-piccole basta poco per crescere, mentre le grandi hanno bisogno di aumenti del mercato rilevanti, ma i segnali sono positivi.

Qual è il segreto dei produttori di tessile tecnico italiani?
In questo settore l’innovazione è rapida, continua, quindi è necessario essere flessibili. E abbiamo la fortuna di poter applicare nella tecnologia la creatività, che in parte ci arriva anche dalla moda. Questo è un plus rispetto ad esempio a americani o tedeschi.

Però in questa edizione non ci sono stati riconoscimenti per le aziende italiane agli Awards dell’innovazione delle due fiere.
Gli italiani tendono a non mettersi in mostra, sono un po’ pigri in questo e talvolta rinunciano anche a depositare i brevetti. In altre nazioni invece vivono per questi riconoscimenti ma per fortuna non sempre tanti premi o tanti brevetti portano poi alla produzione, a volta è più una strategia di comunicazione ed in questo in Italia c’è ancora tanto da fare, perché comunque siamo i primi in Europa per fatturato e per numero di aziende e di occupati, secondi alla Germania solo nell’export extra UE.

Belle soddisfazioni che però non trovano riscontro nel supporto pubblico.
Ci sono sicuramente Paesi che ricevono più aiuti dalla Stato e si vede anche negli allestimenti in fiera, in questo Germania e Francia sono meno ‘artigianali’ di noi. Gli incentivi arrivati in questi anni sono stati positivi ma non sono arrivati alla gran massa delle aziende perché rimangono sempre cavilli burocratici da superare con fatica, non c’è interazione tra istituzioni e aziende.

La cerimonia inaugurale di Techtextil è ruotata intorno all’intelligenza artificiale…
E’ una questione importante. Pur con tutti i dubbi come possiamo farne a meno? Noi ci stiamo muovendo in quella direzione, perché è un cambiamento di scenario ma non siamo al livello di sostituzione dell’uomo con la macchina. In alcuni aspetti, come ad esempio la riduzione degli sprechi, sarà utile.

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