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Credito d’imposta, SMI si appella al Governo

Alla fine di ottobre diventa estremamente pressante un problema che riguarda le imprese Moda e Accessorio italiane, quello legato al credito di imposta per il periodo 2015-2019.

Una questione irrisolta per la quale Sistema Moda Italia e Confindustria Accessori Moda hanno lanciato un appello al Governo, già sollecitato sul tema anche durante gli incontri del Tavolo della Moda.

Inizialmente i campionari stagionali destinati al mercato erano inclusi nelle attività di Ricerca e Sviluppo agevolabili. Tuttavia, nel 2022, un cambiamento interpretativo da parte dell’Agenzia delle Entrate (con la Risoluzione 41) ha escluso alcune spese dalla possibilità di beneficiare del credito d’imposta, rendendo non più ammissibili i costi per la ricerca estetica ma solo quelli collegati esclusivamente a criteri di innovazione rispetto allo “stato dell’arte” acquisito dal settore.

Questa interpretazione ha avuto valore retroattivo, obbligando le aziende tessili, moda e accessori a restituire i crediti d’imposta per i campionari ottenuti tra il 2015 e il 2019, sebbene fossero stati in precedenza autorizzati dal Ministero e implicitamente ammettendo di aver utilizzato crediti d’imposta non dovuti.

Le associazioni di categoria, come ricorda in un comunicato Sistema Moda Italia, hanno più volte chiesto che fosse emanata una definitiva applicazione autentica che ripristinasse quanto stabilito prima del 2022: purtroppo però questo suggerimento – così come quello di arrivare a un ”saldo e stralcio” che consentisse alle aziende di pagare quanto richiesto, sebbene indebitamente, senza rischiare default aziendali – non ha avuto seguito ed è stato introdotto solo un contributo in conto capitale per le aziende che aderiranno al riversamento spontaneo entro il 31 ottobre. Il contributo sarà garantito a valere su un fondo i 190 milioni di euro, di futura approvazione, ed è destinato non solo alle aziende moda, ma a tutte quelle di qualunque settore che ricorreranno alla procedura stessa, facendo supporre pertanto un aiuto minimo per ogni azienda.

Entro domani, dunque, gli imprenditori coinvolti devono decidere se restituire spontaneamente i crediti ottenuti oppure considerare i loro progetti nei parametri agevolabili, affrontando per vie legali eventuali contenziosi.

Ritenendo quanto successo sia lesivo del principio della certezza del diritto, perché applicato in misura retroattiva, sia penalizzante per la moda Confindustria Accessoria Moda e SMI Sistema Moda Italia hanno avviato una campagna informativa, tramite la pubblicazione di una “lettera aperta” sui quotidiani nazionali e locali, per rendere noto l’accaduto ad aziende che hanno realizzato progetti di ricerca facendo legittimo affidamento su quanto era dato conoscere al tempo sul regime applicativo in vigore.

“Lo abbiamo denunciato più volte come Confindustria Toscana Nord- dice Francesco Marini, presidente della sezione Sistema moda – ed è profondamente ingiusto che le aziende del settore moda debbano restituire le somme di un credito d’imposta acquisito secondo le interpretazioni normative allora ufficializzate, cambiate poi retroattivamente”.

“Non è possibile – conclude Marini – effettuare una ricognizione per capire quanto questa vicenda incida sul nostro territorio. Comunque di certo è una vera e propria mazzata, tanto più in un momento così difficile per il settore. E’ presumibile che le aziende interessate siano delle centinaia, perché agevolazioni come quella 2015-2019 per ricerca e sviluppo hanno avuto molto seguito. Sappiamo per certo che per alcune aziende le somme in gioco sono a sei cifre, abbastanza per destabilizzare molti bilanci, in questi tempi. Una vera assurdità anche nel merito: se alla moda si precludono agevolazioni per l’ideazione estetica, vale a dire per la creazione delle collezioni, rimane veramente poco. Allora diciamolo che la moda, che per il nostro Paese rappresenta il secondo settore per l’export, non interessa. L’Italia tratta così un settore che è da sempre la sua miniera d’oro, l’emblema stesso del made in Italy”.

Questo il testo integrale della lettera.

APPELLO AL GOVERNO: MADE IN ITALY MODA A RISCHIO COLLASSO

Non parliamo di passerelle e di lustrini ma di manifattura, lavoro e creatività. Quelle cose che rendono il Made in Italy famoso nel mondo, che creano occupazione e qualità della vita e che trovano la propria espressione in quei campionari preparati stagionalmente per il mercato, espressamente inclusi nelle attività di Ricerca e Sviluppo agevolabili.

Nel 2022 l’interpretazione delle regole sul credito d’imposta è però cambiata per una risoluzione dell’Agenzia delle Entrate che con un tratto di penna ha reso alcuni investimenti, come quelli per i campionari, non idonei ad ottenere il bonus.

Questa interpretazione, inaspettatamente con valore retroattivo, impone alle aziende del comparto tessile, moda e accessori di restituire quanto consentito e confermato dal Ministero come credito d’imposta per Ricerca e Sviluppo sui propri campionari nel periodo 2015-2019.

Entro il 31 ottobre gli imprenditori devono scegliere se riversare spontaneamente quello che hanno legittimamente ottenuto, accettando perciò di essere dichiarati colpevoli di aver agito a norma di legge!

A seguito delle innumerevoli pressioni da parte delle associazioni della moda, il governo ha emanato delle linee guida per ottenere una certificazione liberatoria ma, richiamando il manuale di Frascati, le ha rese inutilizzabili per il settore moda.

Chiedere di pagare oggi è ingiusto e insostenibile: tante piccole e medie imprese, che costituiscono l’ossatura dell’industria italiana, rischiano la chiusura.

La certezza del diritto non mette in discussione l’economia, ma sostiene l’importanza e l’operato delle aziende italiane. Chiediamo al Governo di tutelare la manifattura Made in Italy, un valore riconosciuto del nostro Paese nel mondo.

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Matteo Grazzini
Matteo Grazzini