Filo, pienone alle Stelline

 Primo giorno con affluenza forse addirittura superiore alle aspettative per Filo, il salone dedicato ai produttori di filato in programma oggi e domani al centro congressi Le Stelline di Milano. Nei corridoi della struttura di corso Magenta si sono riviste le file 'dei tempi belli', a dimostrazione che anche il salone milanese si inserisce nella scia di buoni risultati avuti dalle fiere europee nel 2012.
Tutto questo ovviamente riferito ai numeri di espositori e visitatori e in rapporto alle cifre che avevano fatto da spartiacque tra l'inizio del nuovo secolo e l'acuirsi della crisi: in parole povere non siamo ai livelli ottimi che hanno retto fino al 2005 ma neanche ai minimi termini del 2008-2009.
Tanta attenzione per i campionari e per le varie collezioni, nessuna toccata e fuga ma vero interesse, nella speranza che tutto possa trdursi in ordinativi, per un settore che più di altri all'interno della filiera, ha risentito della crisi.
A inaugurare la 38' edizione del salone è stata Marilena Bolli, presidente dell'Unione Industriale Biellese, aprendo una tavola rotonda con un riferimento al 'saper fare', che è il tema di Filo: “Attenzione ai dettagli – ha detto -, propensione all'innovazione e customer care sono solo alcuni degli elementi che definiscono l'attitudine verso l'altissima qualità propria sia di Filo che dei prodotti presentati dagli espositori. Non a caso il salone, che oggi si presenta con la sua 38' edizione, è una fiera unica e sempre più apprezzata dagli operatori del settore tessile a livello nazionale e internazionale. Innovazione e internazionalizzazione sono elementi imprescindibili per una strategia vincente di business e, dalla mia esperienza di imprenditrice, confermo che questi sono fattori sempre più “vitali” per poter intercettare nuovi mercati e continuare a competere a livello mondiale. I 'Modi di fare' accomunano storie di aziende votate all'alta qualità, all'artigianalità nella lavorazione, all'interpretazione della tecnologia per ottenere il prodotto migliore. Sono i 'Modi di fare', di produrre ma no solo, che continuano a fare la differenza dei filati di alta gamma: si tratta di un patrimonio inestimabile del “motore” manifatturiero italiano, che andrebbe valorizzato ancora di più e sostenuto da un'efficace politica industriale”.
Accanto a lei Lorenzo Riva, un maestro della couture italiana: “Mi piace creare partendo da un'immagine vista per strada, da un film, da una canzone o da una pièce teatrale – ha affermato – Poi arriva il momento tecnico: occorre mixare le geometrie, la struttura, l'idea e il senso del bello. Il risultato finale deve portare armonia in chi indossa la mia creazione e in chi la guarda”.
Gigliola Curiel (nella foto, a destra, con la mamma Raffaella), stilista, “figlia d'arte” nel senso più completo del termine, ha invece portato alla tavola rotonda la visione di una giovane donna che nei suoi “modi di fare” moda declina innovazione e ricerca di uno stile contemporaneo all'interno della lunga tradizione sartoriale. “La mia famiglia ha una lunga storia che non comprende solo l'haute couture di mia madre Raffaella e prima ancora di mia nonna Gigliola, ma anche l'attività tessile di mio padre, che è stato il fondatore della Braghenti, poi acquisita da Ratti. Il mio modo di fare moda si distingue proprio perché privilegia i tessuti: i miei capi nascono combinando e scombinando materiali e stoffe, il mio punto di partenza non è mai un disegno. L'altro punto fermo del mio “modo di fare” moda è l'aspetto imprenditoriale: le mie collezioni devono “stare sul mercato” e dunque è indispensabile l'attenzione a un rapporto qualità-prezzo ideale per le esigenze della mia clientela”.
Un contributo è arrivato anche da Gabi Scardi, critico e curatrice d'arte contemporanea: “Nel mio lavoro di curatrice di mostre di arte contemporanea non è raro imbattersi in suggestioni e ispirazioni condivise tra mondo dell'arte e della moda – ha sostenuto – Qui a Filo ho portato alcune immagini delle opere di una giovane artista, Claudia Losi, che ricorre spesso a ricami e gomitoli di filo per evocare intrecci di vita e di pensieri e lo stratificarsi nel tempo dell'esperienza e dei fenomeni naturali”.

10-10-2012

 

Condividi articolo