“Energie: il Made in Italy tessile-moda filiera strategica per il futuro del nostro Paese”; questo il tema dell’Assemblea Generale di Confindustria Moda che ha ratificato l’elezione di Luca Sburlati come nuovo presidente: 825 i voti favorevoli, 54 le schede bianche.
Il nuovo numero uno della federazione per il quadriennio 2025- 2029 succede a Sergio Tamborini e sarà coadiuvato da una squadra di imprenditori con varie deleghe: Silvana Pezzoli (Sitip) vice presidente vicario (Crescita Associativa e Comunicazione Interna), Stefano Albini (Cotonificio Albini, Europa e Normativa), Michele Bocchese (Miles Manifattura, Auditing e Legalità), Gianluca Brenna (Stamperia di Lipomo, Welfare), Stefano Canali (Canali Spa, Internazionalizzazione), Andrea Crespi (Eurojersey, ESG, Sostenibilità, Tecnologie e Innovazione), Francesco Ferraris (Finissaggio e Tintoria Ferraris, Intelligenza Artificiale, Giovani e Ricambio Generazionale) e Salvatore Toma (G.S.T. Gruppo Sviluppo Tessile, area Centro-Sud).
Nel corso dell’assemblea sono arrivati i saluti istituzionali del presidente uscente Tamborini, di Giovanna Ceolini, presidente di Confindustria Moda Accessori, e di Matteo Zoppas, presidente di ICE Agenzia. È intervenuto anche il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Paola Cillo (Università Bocconi), Regina Corradini (Simest) e Riccardo Stefanelli (Brunello Cucinelli) hanno poi animato un confronto sui temi chiave per il futuro del settore. L’Assemblea si è conclusa con un’intervista al presidente di Confindustria, Emanuele Orsini.
Nel pomeriggio un momento di confronto e condivisione, ma anche l’occasione per delineare le priorità del nuovo mandato, in primis la definizione di un piano strategico nazionale di lungo periodo.
La progettualità si snoderà su due direttrici: una tattica, per sostenere le imprese nell’attuale fase di incertezza, e una strategica, per rafforzarne la capacità di affrontare le sfide future. Al centro la necessità di ricompattare le fila del settore, valorizzando un’identità industriale comune e favorendo sinergie tra le diverse componenti e rappresentanze della filiera.
Tre le linee operative delineate: promuovere l’aggregazione tra imprese, sostenere l’internazionalizzazione con strumenti finanziari mirati e introdurre un sistema di responsabilità del capo commessa, che garantisca equità, trasparenza e legalità lungo tutta la catena del valore.
Oggi il 60% della filiera è composto da aziende con fatturati compresi tra i 5 e i 30 milioni di euro, spesso penalizzate da marginalità ridotte e limitata patrimonializzazione: sarà necessario accompagnarle in percorsi di crescita, innovazione e apertura ai mercati esteri, con il rilancio di strumenti finanziari già collaudati, come i PIR.
L’indicazione è di rivolgere anche particolare attenzione ai comparti più dinamici, come il tessile tecnico e il tessile per l’arredamento, capaci di generare valore in ambiti innovativi. Altro tassello del piano è il sistema di regole più trasparenti.
Il rilancio del Made in Italy, sul piano culturale e reputazionale, avverrà anche tramite una strategia di comunicazione moderna. Formazione, innovazione e passaggio generazionale infine costituiranno un asse trasversale della strategia.
“L’Italia – ha detto Sburlati nelle sue prime parole da presidente – ha bisogno di una visione industriale ampia, stabile e riconoscibile, che metta il sistema tessile-moda nelle condizioni di essere protagonista del proprio futuro agendo in modo proattivo e non solo reattivo, anche fuori dai confini nazionali. E’ il momento di ricompattare le forze del settore: nessuna trasformazione è possibile senza un’azione congiunta e sono certo che in tal senso il Governo ci supporterà”.