Settanta anni e non sentirli per il Bisentino, nome storico del distretto pratese, un’azienda guidata dalla terza generazione Gramigni (Lorenzo, Giuditta e Giovanni)che dal 2010 ha dato il via a un nuovo ciclo trasferendosi nella nuova sede di Comeana, consegnando alla storia indirizzi e immagini delle vecchie sedi di via Bologna prima e di via Gora del Pero dopo, come racconta Giovanni Gramigni.
Avete da poco festeggiato i 70 anni dell’azienda riproponendo i plaid. E’ anche un modo per celebrare il vostro passato?
Il fatto che fossimo pronti a debuttare con la nuova linea di plaid per l’arredamento durante l’anniversario dei 70 anni di attività è stato solo una casualità, era infatti un progetto che bolliva in pentola già da tempo. Sicuramente però questa coincidenza è servita a rafforzare i nostri stimoli e destare un po di orgoglio in più.
Una delle vostre peculiarità è quella di aver adattato brand (B1944, B+….) e nomi a prodotti specifici come le sciarpe o gli stessi plaid. In questo momento con quanti brand siete presenti sui mercati?
Siamo presenti sul mercato con 3 linee di prodotto B1944 e B+ per il tessuto, ElleBi per le sciarpe e LanificioB per i plaid, ma per la nuova stagione uscirà una nuova linea di sciarpe denominata SuperB, dove cercheremo di stravolgere il concetto di sciarpa della prima linea che ci caratterizza dal 1982. Il brand in fine dei conti è sempre Bisentino, i nomi delle linee ci aiutano a caratterizzare ed esaltare la ricerca di prodotto che viene portata avanti ininterrottamente nei nostri uffici stile.
Siete presenti a molte fiere internazionali di settore. Credete quindi che i saloni abbiano ancora una valore per gli affari nonostante il web abbia accorciato le distanze e sia più facile avvicinare i clienti?
Sicuramente il mondo del lavoro e l’approccio commerciale sono stati stravolti dalla crescita costante delle tecnologie, ma in un mercato dove un prodotto diventa unico non solo per il design ma specialmente per la morbidezza, il calore e il valore che riesce a trasmettere, la presenza fisica resta indubbiamente fondamentale. Far toccare i prodotti ai nostri clienti è fondamentale per far capire la qualità delle materie prime e delle tecniche di finissaggio utilizzate. Certo il lavoro delle fiere è cambiato rispetto al passato e la rilevanza maggiore è quella dei commerciali e dei designer che hanno sempre la valigia accanto alla scrivania per andare a far toccare il prodotto in tutto il mondo, ma comunque sia restano il momento di aggregazione maggiore e sono ancora un ottimo mezzo di comunicazione.
Il distretto pratese ha attraversato una lunga crisi e ancora si vedono le tracce. Voi nello stesso periodo avete investito nel nuovo impianto di Comeana. Rischio calcolato o risposta alla crisi con ricerca e innovazione?
E’ stato un po tutto. E’ stato un progetto calcolato nei minimi dettagli, purtroppo dovuto alla crisi di inizio 2000 che non riuscimmo ad arginare, dove siamo riusciti ad abbattere molti costi, ma in seconda battuta ci ha portato a rianalizzare ed approfondire ogni aspetto del nostro lavoro. Questo ci ha permesso di affrontare un percorso di reingegnerizzazione del nostro lavoro, dove fra le variabili giornaliere ha preso estrema importanza l’ottimizzazione, quasi maniacale, di ogni aspetto della filiera e dei processi produttivi e di comunicazione, sia interni che esterni.
In questo numero di Showcase parlaimo di artigianalità e made in, voi avete una filiera a raggio molto corto. Dove e come nasce la vostra produzione?
La nostra produzione nasce in prima battuta dalla scelta delle materie prime. Riusciamo infatti, grazie a rapporti pluridecennali di fiducia con i nostri fornitori di lane, a selezionare le materie prime giornalmente riuscendo a scegliere ciò che più si addice alle richieste di mercato del momento. Il 70% della superficie aziendale e buona parte del personale sono dedicati alle materie prime e ai filati, che poi sono il cuore dei nostri prodotti. Abbiamo processi di controllo che partono dal riscontro di micronaggio e lunghezza della fibra e si propagano lungo tutta la filiera per garantire che durante i tanti processi di nobilitazione e creazione dei prodotti si riesca a ottenere il miglior risultato possibile da ogni materiale.
I mercati sembrano dare segni di ripresa ma hanno illuso più di una volta in questi ultimi anni. Stavolta ci siamo davvero?
Non credo che esisterà mai più, come è successo in passato, un momento in cui una qualsiasi azienda potrà esclamare “ora ci siamo” e rilassarsi per più di mezz’ora. Sicuramente c’è stato un risveglio per l’interesse generale sul prodotto tessile italiano che sta giovando a molte aziende, ma non potremmo mai rilassarci e credere che tutto vada solo perché una certa “crisi” è passata. Innovazione, servizio, ricerca e cura di ogni dettaglio sono l’unica cosa che può portare un’azienda italiana d’eccellenza a proseguire con il lavoro negli anni.