Che il ritorno in Cina sarebbe stato positivo più che altro per il fatto di chiudere la terribile parentesi del Covid era chiaro fin dalla vigilia di Milano Unica Shanghai, l’enclave italiana nel mare di Intertextile formata da 44 aziende che hanno deciso di tornare ad affrontare il mercato cinese.
Per la prima volta, dopo la riapertura parziale nello scorso marzo, anche gli imprenditori sono potuti tornare a Shanghai, grazie anche alla collaborazione con Ice Agenzia: i numeri finali mostrano una crescita di visitatori rispetto a marzo ma manca ancora qualcosa per tornare ai livelli pre Covid del 2019.
Il mercato cinese, malgrado la contrazione di Hong Kong, si conferma, dopo Francia e Germania, in terza posizione nell’export dei tessuti Made in Italy, con una variazione positiva del 7,3%. Ne beneficia soprattutto il segmento lusso, che in Cina ha molti estimatori tra i nuovi ricchi.
Un’edizione preparatoria per il 2024
“Alcuni clienti cinesi erano già venuto in Italia a Milano Unica – spiega il presidente del salone Alessandro Barberis Canonico, presente alla cerimonia inaugurale di Filo – ed è innegabile che il mercato dei brand meno importanti in Cina sia in contrazione. C’è poi da considerare che siamo andati a Shanghai con le collezioni estive, mentre in alcune parti della Cina è l’invernale ad avere più attenzione. Speriamo che il rallentamento sia passeggero, anche perché sono sicuro che il governo interverrà con qualche sostegno al settore, perché con un’economia abituata a crescite del 5-6% non possono accontentarsi dell’1%. Quindi si può dire che questa edizione di Shanghai sia stata anche preparatoria per il prossimo anno”.
“La domanda verso il prodotto luxury è rimasta forte – prosegue il presidente – e se i nostri prodotti continueranno a crescere sappiamo che quello cinese è un mercato enorme. Stiamo facendo un investimento sul lungo periodo e sul fronte moda donna ci sono già segnali molto positivi”