Tante mischie nella collezione PE 23 presentata a Pitti Filati da Botto Giuseppe, con filati prodotti con sistemi a basso impatto e la materia prima (lana, cashmere, seta) che proviene da fattorie in Australia, Cina, India e Sud America che prestano la massima attenzione al benessere degli animali, alla gestione del territorio e garantiscono il rispetto dei diritti dei lavoratori.
Una catena del valore di tutta la filiera consultabile nel primo report di sostenibilità 2020, pubblicato meno di un anno fa.
I protagonisti della collezione sono i cotoni, i lini anche in mischia ma non mancano le sete, mentre tra le mischie preziose c’è il cashmere 100% pettinato. I nomi scelti per le linee sono Timeless Collection (cashmere pettinato dall’Inner Mongolia), Precious Blends (mohair e seta), Superfine Wools (100% lana Merino Superfine 130’s Mulesing Free), Silk Blends (seta-cotone e seta-cotone-lino come il Savannah nella foto), Sporty Look (lana e cotone e cotone e poliammide), The Linen (lino con poliestere e poliammide).
“Il mercato sta andando bene – dice il CEO Silvio Botto Poala – perché in questi ultimi due anni la maglieria ha sofferto meno ma anche il tessuto si sta riprendendo. Più l’aguglieria, che va bene quando gli altri filati vanno male. Per quanto ci riguarda gli USA sono ripartiti bene, ed anche la Corea del Sud, mentre Germania e Giappone sono più fermi”.
Botto Giuseppe ha, in questo particolare momento, il vantaggio di essere piuttosto indipendente dal punto di vista energetico, grazie all’impianto idroelettrico e alla cogenerazione ed ai pannelli solari: “Ci siamo salvati dai rincari – ammette Botto Poala – ma rimane il problema comune a tutti del gas”.