I dati di Confindustria Toscana Nord sull’export di Lucca, Pistoia e Prato nel quarto trimestre 2018 e sulla chiusura dell’anno sono buoni ma ci sono anche segnali di allarme per alcuni settori-chiave
Nel trimestre ottobre-dicembre del 2018 l’export manifatturiero dell’area ha segnato +9,6% rispetto allo stesso periodo del 2017, con Prato al +1,7% (+17,8% di Lucca). Il 2018 ha visto l’export manifatturiero chiudere a +10% a Lucca e +1,1% a Prato, mentre a Pistoia c’è stata una diminuzione dello 0,6%. L’insieme dell’export manifatturiero 2018 di Lucca, Pistoia e Prato ha segnato rispetto al 2017 +5,4%; in valore assoluto l’ammontare è stato di 7,85 miliardi di euro.
A Pistoia il tessile ha contribuito al risultato positivo con abbigliamento e cuoio-calzature: insieme sono l’aggregato più importante nelle esportazioni della provincia, con 446 milioni di euro, il 33,2% del totale provinciale 2018. L’industria tessile ha chiuso l’anno a +9,1% rispetto al 2017, mentre i prodotti di abbigliamento e maglieria arretrano del -1,2% sull’anno, con una forte diminuzione nel 4° trimestre. Primo mercato di riferimento del comparto moda pistoiese nel 2018 sono gli Stati Uniti (+14%), al secondo posto il Regno Unito in diminuzione (-4,4%); terza la Germania, stabile (+0,1%).
Infine Prato, dove le esportazioni manifatturiere, che rappresentano il 99% del totale, sono cresciute dell’1,7%, chiudendo l’anno a quota 2,61 miliardi (+1,1% rispetto al 2017). L’81,1% delle esportazioni provinciali è composto da prodotti del tessile-abbigliamento, per un totale di 2,14 miliardi di euro, in aumento del +2,4% nel 4° trimestre 2018 e del +0,8% nel 2018 sul 2017. Per il solo tessile il 2018 si chiude con l’export a quota 1,6 miliardi di euro, 16 milioni in più rispetto al 2017 (+1%). Il prodotto più rilevante per il distretto sono i tessuti con 817,1 milioni di euro esportati; nell’ultimo trimestre le esportazioni di tessuti si sono stabilizzate, con una variazione del +0,5% rispetto allo stesso periodo 2017, chiudendo l’anno al +1,6%, con una media superiore di poco a quella italiana. Seguono con 487,2 milioni di euro gli altri prodotti tessili (a maglia e speciali), che nel 4° trimestre sperimentano una caduta delle vendite all’estero (-9,8% rispetto allo stesso periodo 2017) dovute in buona parte ai tessuti a maglia. Il comparto della produzione di filati, soprattutto per maglieria ma anche per tessitura, vanta nel 2018 performance molto buone, con un aumento nel quarto trimestre del 5,9% (273,8 milioni di euro esportati, +5,0% il tendenziale 2018 sul 2017), facendo meglio della media italiana (+3,8%). Nel 2018 si è quindi in gran parte recuperato il terreno perso e il valore esportato risulta superiore al livello precedente la crisi.
Nel 2018 il distretto tessile pratese ha venduto per la maggior parte in Germania (12% del totale, 188, 5 milioni), che, anche se diminuisce del -5,7% rispetto al 2017, rimane il primo mercato di riferimento del tessile. Troviamo stabilmente al secondo posto la Spagna (+0,3%) e al terzo la Romania(-2,0%). Seguono da vicino Francia (+1,8%), Hong Kong e Regno Unito (-2%), Portogallo (-5,4%). Da tenere presenti, anche se con contributi intorno al 4%, Cina e Turchia che crescono rispettivamente nel 2018 del +12,7% e +6,9%, e gli USA che invece diminuiscono (-2,1%).
L’abbigliamento e maglieria della provincia di Prato hanno viaggiato nel 2018 a due velocità. In crescita costante, ancorché limitata, le vendite di abbigliamento (651,3 milioni esportati, +4,2% tendenziale il 4° trimestre, +2,1% l’anno), in frenata fino al 3° trimestre la maglieria, che si riprende nel 4° con un aumento del +13,7% tendenziale, mettendo il segno più alla chiusura del 2018 (+1,6% sul 2017). La Francia rimane il primo paese di sbocco, ma in contrazione del -4,3%; al secondo posto la Germania in crescita del +1,2%, e terza la Spagna (in contrazione del -1,1%).
Non bene meccanica e meccanotessile: la crescita si è arrestata nel quarto trimestre con una diminuzione del 7,1%, che ha portato la chiusura annuale in territorio leggermente negativo (-0,5%). La geografia dei mercati nel 2018 cambia completamente, come è normale che sia per i prodotti d’investimento quali gli impianti di produzione tessile, e vede la Cina al primo posto e in crescita del +4,7%, al secondo gli USA (+99%), e al terzo la Polonia (+128,5%). Perdono pesantemente terreno invece gli altri mercati di riferimento (Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Turchia); in aumento le vendite nel Regno Unito.
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