Maltempo – Confindustria chiede la moratoria

Maltempo – Confindustria chiede la moratoria

Confindustria nazionale e la sezione Toscana Nord stanno seguendo l’evolversi dei disagi legati all’alluvione che ha colpito la zona di Prato e Pistoia: il primo intervento richiesto è la moratoria ai crediti delle imprese.

“In pieno accordo con presidenti di Confindustria Toscana e Confindustria Toscana Nord Maurizio Bigazzi e Daniele Matteini – dice in una nota Emanuele Orsini, vicepresidente di Confindustria per il credito, la finanza e il fisco – ho subito sollecitato l’attivazione del protocollo esistente tra ABI e Protezione Civile per l’immediata applicazione del regime di moratoria ai crediti delle imprese colpite dal disastro, e attive nelle aree cui il governo ha esteso lo stato di emergenza per le province di Firenze, Pistoia, Pisa, Prato e Livorno. ABI ha manifestato la sua piena disponibilità. Oltre i primissimi aiuti stanziati dal governo, occorre ora una rapida ricognizione dei rilevantissimi danni, per coadiuvare un’azione condivisa per scongiurare i ritardi di pochi mesi fa in Romagna. Riprendere il lavoro per riprendere la vita”.

‘Tempo’ è una parola chiave

“La moratoria – dicono insieme Bigazzi e Matteini – è un provvedimento prezioso per dare qualche elemento di serenità ad aziende duramente provate. Le rate dei mutui potranno essere pagate in tempi più lunghi di quelli previsti. ‘Tempo’ è una parola chiave, che ripeteremo anche al vicepresidente del Consiglio dei ministri Antonio Tajani e che è fondamentale sia recepita anche dalla Regione Toscana. Il riconoscimento formale dei danni deve avvenire più celermente possibile, così da consentire una celere concessione dei ristori. I precedenti purtroppo non sono tali da lasciarci tranquilli. Non deve accadere che le risorse giungano alle aziende quando queste si sono già lasciate alle spalle le fasi più dure della ripresa; tantomeno che arrivino quando le aziende, lasciate troppo sole, abbiano chiuso. E ci sono anche i tempi, necessariamente ben più lunghi ma che non possono essere infiniti, per gli interventi di messa in sicurezza di un territorio che si scopre ogni volta troppo fragile, oltre che per l’individuazione di modalità operative efficaci per la prevenzione e la gestione di eventi calamitosi”.

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