Quadro nel complesso positivo quello che emerge dallo studio di Confindustria Toscana Nord sui bilanci delle imprese manifatturiere di Lucca, Pistoia e Prato nel 2016: ricavi leggermente aumentati e crescita del valore aggiunto in funzione di un maggiore controllo dei costi esterni operativi i dati principali, ma anche recupero della marginalità lorda nonostante l’aumentata incidenza del costo del personale, la crescita leggera della redditività netta, grazie anche alla contrazione degli oneri finanziari e fiscali.
L’analisi non si è limitata al confronto con il 2015 ma si estende al decennio 2006-2016. Il Centro studi ha riclassificato ed elaborato conti economici e stati patrimoniali di tutte le società di capitali manifatturiere attive che hanno depositato il bilancio negli ultimi 5 anni e con valori superiori a soglie minime. Si tratta, sui 12 anni, di una base di dati che rappresenta in media l’85% dell’universo delle società di capitali manifatturiere.
“La nostra – spiega il presidente di Confindustria Toscana Nord Giulio Grossi – è una delle non molte associazioni dotate di un Centro studi che produce con continuità ricerche originali: l’osservatorio sui bilanci è parte essenziale di questa attività, consentendo di avere uno spaccato delle prestazioni delle aziende e, nel tempo, di vedere l’evoluzione dei loro conti e del loro patrimonio. Per gli imprenditori è uno strumento che offre dei benchmark per potersi autovalutare; ma, trattandosi di dati che mettiamo a disposizione di tutti, è anche un termometro per quanti fra i nostri interlocutori istituzionali vogliano avere una conoscenza puntuale delle dinamiche del manifatturiero, asse portante dell’economia dei nostri tre territori.”
La crescita del valore aggiunto ha consentito di portare al 7% (dopo il minimo del 6,1% toccato nel 2012) la marginalità lorda delle vendite (MOL/ricavi%). Un risultato, questo, particolarmente significativo visto l’incremento del costo del personale. Sono stati minori gli oneri finanziari (la loro incidenza sui debiti finanziari è passata nei bilanci ordinari dal 4% del 2015 al 3,6% del 2016) e fiscali (l’incidenza delle imposte si è ridotta di 1,4% punti fra il 2015 e il 2016). La redditività netta in rapporto al patrimonio netto (ROE, return on equity) ha così potuto avanzare leggermente portandosi dal 6,1% del 2015 al 7,3% del 2016. Sul piano patrimoniale risultano in crescita diffusa gli investimenti fissi (+2,5% l’incremento complessivo 2016 sul 2015) ed è proseguito il processo di rafforzamento delle aziende attraverso mezzi propri.
“Pur con una dinamica dei ricavi moderata – conclude Grossi – il valore aggiunto, grazie al controllo dei costi esterni, ha registrato un significativo miglioramento (+6,6% nel 2016 rispetto al 2015) e questo vuol dire maggiore ricchezza distribuita dalle imprese sui nostri territori. Importante anche la ripresa degli investimenti, che indica un atteggiamento positivo verso il futuro. Mentre per quanto concerne i costi del personale, che nell’aggregato del campione di bilanci presentano un’incidenza ben superiore rispetto al periodo precedente la crisi, i dati dimostrano che le aziende hanno preferito conservare la struttura aziendale, in vista della ripresa”.
A Prato, con ricavi nel tessile che hanno confermato i livelli del 2015, ha tenuto la marginalità operativa lorda (MOL% fatturato): il 6,6% del 2016, resta appena al di sotto del dato del 2015 e comunque fra i dati migliori del decennio. Il valore mediano della redditività netta (ROE) si è attestato al 7%, con valori settoriali generalmente in crescita ma su livelli diversi, grazie alla riduzione del costo dell’indebitamento e a una minore incidenza delle imposte. Evidente anche il processo di rafforzamento patrimoniale (il valore mediano passa dal 22,8% del 2015 al 24,8% del 2016).