Alessandra Guffanti è giovane ma da molto tempo lavora nel cuore dell’imprenditoria lombarda e italiana, è presidente del Gruppo Giovani di Sistema Moda Italia e vicepresidente dei Giovani Imprenditori di Assolombarda. E’ responsabile della direzione commerciale, internazionalizzazione e marketing di Guffanti Concept, azienda creata dal padre Gianfranco: “Guffanti Concept – dice con orgoglio – distribuisce dal 1989 brand di moda italiani e internazionali in Italia e all’estero. Mio padre ha per venti anni avuto la sua produzione e collezione di maglieria e sulla base del positivo rapporto che aveva con le migliori boutique multimarca ha deciso di ampliare la sua proposta con designer creativi. E’ da sempre un innovatore prima con il suo brand e ora con la nostra azienda”.
L’abbiamo incontrata tra Milano Unica, la Milano Fashion Week e Pitti Uomo, trovando una fucina di idee e suggerimenti.
Iniziamo con il suo lavoro. Lei ama dire che non si limita a distribuire dei brand di moda…
Dal nostro headquarter di Milano abbiamo ampliato la scelta ‘storica’ inserendo oltre alla donna, il bambino e la sposa. Una combinazione unica come proposta, ma questi “vasi comunicanti” trasmettono esperienza e energia l’uno all’altro in un costante intreccio. Distribuire un brand significa ripercorrere tutta la filiera assieme al designer: materie prime, produzione, comunicazione.
Il mondo del fashion è vivo come una volta?
Dal 2008 ho avviato ex novo i mercati ex Urss, Cina, Corea e Middle Est viaggiando in più di 90 città di queste aree. Solo nel 2016 abbiamo ricevuto 580 richieste di collaborazione da parte di brand a livello mondiale e questo ci conforta sul nostro schema: studiare con loro la filiera e arrivare al mercato assieme. D’altro canto noi facciamo costante scouting di brand anche fuori dall’Italia, tutti con una forte identità e legame al proprio territorio. Siamo stati i primi a avere designer russi e cinesi e continuiamo affiancandoli a brand made in Italy come Leitmotiv che sfila alla Milano Fashion Week. Il mondo bambino è quello con il maggior sviluppo in Italia e all’estero. Siamo il caso pilota del nuovo software di E-Pitti Pittimmagine “Ready to order” con cui è digitalizzata tutta la gestione ordine in resa diretta.
Quello del fashion è un settore dove però l’esperienza conta molto: riuscite voi giovani a far sentire la vostra voce e a dare magari qualche consiglio anche agli imprenditori ‘storici’?
Sistema Moda Italia è la verticale di Confindustria dedicata a tutta la filiera tessile e sono iscritte filature, tessiture, confezionisti, tintorie industriali e brand da tutta Italia. Seguono il Gruppo Giovani i titolari o le persone indicate dalle singole aziendale under 40 per creare un’agenda di attività di supporto al tessile complementare a quella dei senior. Considero questo incarico un impegno civico per supportare le attività delle aziende e dico sempre che partecipare in associazione è per ogni imprenditore, start up o azienda storica una vitamina. “Sharing the knowledge” è il nostro motto e in tre anni abbiamo realizzato 35 eventi nei distretti di Como, Biella, Milano, Prato, Friuli, Treviso, Umbria, Napoli e Puglia. Sul territorio i GGI danno visibilità equamente a tutte le aziende organizzando visite aziendali, workshop e un sano network. Per primi abbiamo portato il nostro convegno annuale di rilievo nazionale negli splendidi distretti dell’Umbria , Napoli e Martina Franca. Sul tema innovazione mettiamo in contatto i centri di sviluppo con le aziende per progetti di innovazione tessile e sull’innovazione verteva anche tutto il nostro convegno Tessuto 4.0. Basti vedere il caso di PO.IN.TEX, il polo di innovazione tessile guidato da Marco Bardelle, consigliere GGI, che nel 2016 ha aiutato circa 100 aziende solo in Piemonte. Nel campo della formazione abbiamo molti progetti per promuovere e coordinare la formazione tecnica e stilistica. In Assolombarda ho imparato a concepire e realizzare progetti utili e visionari per motivare la partecipazione. Considero Smi un grande connettore che deve utilizzare i tool moderni per dialogare con le nuove aziende e supportare quelle tradizionali.
A Milano Unica di febbraio parlò del progetto Connection. Ci sono stati sviluppi?
Per promuovere il made in Italy bisogna agevolare i brand internazionali che desiderano produrre in Italia. Ho concepito Connection per permettere ai designer internazionali di contattare facilmente SMI e secondo le loro esigenze entrare in contatto con i nostri soci confezionisti in tutta Italia. Dal lancio del progetto ci hanno contattato molti uffici commerciali dei consolati di Milano e con quello inglese, norvegese e austriaco abbiamo individuato delle sinergie perché ricevono frequenti richieste di produzione in Italia. Il primo caso di successo è con una designer di cashmere olandese che ha selezionato un nostro socio umbro per la sua produzione.
Il vostro è un ruolo determinante se si parla di formazione. Quali sono i progetti che ci può segnalare come più ‘virtuosi’?
Come GGI stiamo preparando un raccolta di mini-video con interviste dal titolo “La passione prima della passerella” per raccontare la qualità e la manualità nel confezionamento, nella scelta dei tessuti, nei trattamenti che portano al capo finito. Sono attività piene di umanità e di storia italiana e vogliamo che i ragazzi delle scuole le conoscano ancora meglio per scegliere la formazione nel tessile più valida. La formazione tessile tecnica e di manodopera oggi garantisce l’80% di occupazione e molte aziende “prenotano” le risorse con cui lavorare. L’iniziativa più storica è il progetto ComOn in cui da nove anni una ventina di aziende tessili di Como ospitano per tre mesi i migliori studenti delle scuole di moda europee in una reciproca contaminazione di formazione e creatività. Durante la “Settimana della creatività” a ottobre il sindaco accoglie gli studenti e c’è un fitto calendario di iniziative sul tessile in città. Piattaforma della Moda invece associa le principali scuole post diploma di moda italiane e organizzerà per la prima volta a novembre a Milano un evento nazionale mirato al posizionamento degli studenti e ai workshop tra aziende e scuole.
Chi è Alessandra Guffanti quando smette i tanti panni istituzionali e lavorativi?
Quest’anno ho compiuto 40 anni e mi sembrano i migliori anni della mia vita. Il motto della mia scuola è “Wer schaffen will muss frohlich sein”, cioè “Chi nella vita vuol concepire deve esserne fiero” e io ci metto tutta la mia energia . Sono laureata in diritto, ma lavoro in azienda dall’età di 14 anni e ne sono innamorata perché con costanza e visione ho costruito una grande squadra. Soprattutto adoro ballare swing, cucinare e connettere le persone attorno a me. I Guffanti sono di Como dal 1400, mentre mio nonno materno era bielorusso, mia nonna tedesca e mia madre francese, dunque la scelta di fare la scuola tedesca era il linea con la visione “internazionale” della mia famiglia, ed io mi sento cittadina del mondo.
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Impresa al femminile, Como incontra Guffanti - La Spola
16 Luglio 2018, 7:49[…] ruoli istituzionali si conciliano con vita privata, passioni e interessi, in parte anticipati anche in un’intervista per il nostro Showcase. Al termine dell’incontro è previsto un […]
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