CTN indica alle istituzioni la strada per rilanciare il sistema

CTN indica alle istituzioni la strada per rilanciare il sistema

Con una nota sintetica con i messaggi da affidare all’attenzione delle figure politico-istituzionali espresse da Lucca, Pistoia e Prato Confindustria Toscana Nord ha presentato le “Principali istanze a tutela e rilancio del sistema produttivo”.

Parlamentari e consiglieri regionali, oltre i prefetti delle tre province, hanno ricevuto il documento firmato CTN: “Siamo in una fase di passaggio – commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord Giulio Grossi – con le vaccinazioni già in corso ma, a causa di intoppi e anche di scelte discutibili, poco più che all’inizio. Entrambi gli aspetti su cui è incentrato il nostro documento, quello immediato della tutela del sistema produttivo e quello strategico del suo rilancio, devono marciare di pari passo, in coerenza l’uno con l’altro e con la stessa forza e incisività”

Il documento sintetizza una molteplicità di aspetti che vanno da interventi immediati fino agli investimenti infrastrutturali e guarda al Decreto sostegni bis e al Recovery Plan. La critica va alla soglia delle aziende con un fatturato fino a 10 milioni, ritenuta troppo bassa per coprire il mondo industriale, e quella del 20% del calo medio mensile del 2020 rispetto al 2019. “Sono porte troppo strette” dice ancora Grossi, che fa riferimento ai costi fissi, che nelle imprese manifatturiere è generalmente alto.

Nella simulazione fatta da CTN a parità di condizioni di partenza e di calo di fatturato, un’azienda con costi fissi elevati, tipici del manifatturiero, va incontro a una marcata perdita, mentre un’altra azienda con costi fissi contenuti può riuscire a chiudere il bilancio addirittura ancora in positivo.

Per esempio due aziende che abbiano, in partenza, lo stesso margine unitario del 4% e la stessa incidenza del patrimonio netto sui ricavi, ma con costi fissi l’una del 50% e l’altra del 10% dei costi totali, se sottoposte entrambe a una contrazione dei ricavi del 20%, chiudono il bilancio in maniera opposta. L’azienda con alti costi fissi, generalmente appartenente al manifatturiero, si trova a gestire un crollo del margine unitario del -8% e dell’utile netto in rapporto al patrimonio netto del -16%; l’azienda con bassi costi fissi chiude in positivo, con un margine unitario a +1,6% e l’utile netto in rapporto al patrimonio netto a +3,2%.*

Altro aspetto esaminato è la liquidità: “Dopo qualche difficoltà iniziale – spiega il presidente – alle aziende gli affidamenti sono in linea di massima arrivati, ma bisogna prendere atto che col perdurare della crisi i rientri non potranno essere immediati: chiediamo di estendere la durata dei prestiti oltre i 30.000 euro almeno a 15 anni, con i necessari adeguamenti normativi. Servono anche nuovi affidamenti: per tutto il 2021 occorrerà garantire la continuità delle misure a sostegno della liquidità e dell’export, contando ancora sul Fondo di garanzia e sulla Sace, ed estendere ulteriormente le moratorie sui prestiti. Necessario anche rendere strutturale l’aumento dell’importo garantito a 5 milioni, l’estensione alle Mid-Cap e le garanzie statali per il credito commerciale. Sempre nella logica di salvaguardare le imprese dagli effetti della crisi, anche la nuova disciplina sulla crisi d’impresa non può entrare in vigore prima del 2023: mantenere la sua decorrenza a settembre o posticiparla in misura insufficiente significherebbe farvi rimanere impigliate anche aziende che hanno l’unico torto di essere state messe a dura prova dalla pandemia, ma di per sé sane ed efficienti”.

Ma il documento si sofferma su altri temi: lavoro, riorganizzazione delle filiere, internazionalizzazione, fisco, innovazione, formazione.

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