C’è piena soddisfazione nelle parole di Paolo Monfermoso, responsabile di Filo, all’indomani della chiusura del salone al MiCo di Milano.

Non sono frasi di circostanza o di autocelebrazione, perché il successo della fiera è confermato anche dagli espositori, felici per affluenza ed atmosfera nei due giorni di salone.

“Rispetto alle edizioni di qualche anno fa – spiega Monfermoso – c’è una sensazione di maggiore vitalità. Aver creato le aree delle tendenze, della sostenibilità e della maglieria così integrate con gli stand ha favorito il movimento nei corridoi e l’immagine di un evento vivo e movimentato. Ed è andato bene anche l’impatto dei buyer stranieri, tornati come alle fiere dei vecchi tempi”.

Paolo Monfermoso

Il digitale è rimasto un po’ in sordina per dare spazio agli incontri di persona.
Sì, ormai il marketplace, così come Filo Flow, viaggia in piena autonomia e risalta nei momenti in cui la fiera non c’è. Quelli al MiCo sono stati invece i giorni ei contatti personali.

Bisogna aspettarsi le stesse date anche nel 2023?
Rimaniamo sicuramente su queste linee. Per febbraio abbiamo già scelto il 22 e 23, mentre per settembre la settimana sarà una di quelle nella prima metà.

A proposito di 2023: la tensione degli imprenditori è palpabile.
E’ una situazione che sfugge al nostro controllo, sulle bollette è necessario un intervento dell’Europa. Per le aziende è impossibile andare oltre fine anno in queste condizioni, anche se il manifatturiero italiano ci ha abituati ai miracoli ma stavolta è proprio impossibile. Se non cambia qualcosa per loro partecipare o meno alle fiere sarà l’ultimo dei problemi.

Chi c’è da ringraziare per il successo di questa nuova formula di Filo?
Tutto lo staff organizzativo, ma ce lo siamo già detto. Sono soprattutto gli espositori, che hanno creduto nella fiera anche quando la pandemia sembrava potesse spazzare via la filiera, che vanno ringraziati. Ormai considero quella di Filo una grande famiglia.