Un lungo confronto con le aziende e le sezioni merceologiche e poi una chiara serie di richieste alle istituzioni: è questo il lavoro fatto da Confindustria Toscana Nord per arrivare ad un documento che riassume necessità e obiettivi del mondo imprenditoriale di Prato, Pistoia e Lucca.
“Noi abbiamo le idee chiare, ora è indispensabile l’appoggio politico” ha detto il presidente Giulio Grossi presentando le richieste presenti nel documento di sintesi.
Provvedimenti di tutela e ristoro da un lato, e di rilancio del sistema produttivo dall’altro, oltre a un potenziamento e qualificazione delle infrastrutture in un quadro temporale più lungo.
“Alcuni dei temi – spiega Grossi – possono trovare accoglimento nel processo di implementazione del Recovery Plan; altri potranno auspicabilmente essere tenuti in conto dalla Regione Toscana ai fini dei bandi per la fruizione dei fondi strutturali europei; altri ancora dipendono dal legislatore italiano in rapporto alle risorse e alle politiche nazionali; alcuni hanno potenzialmente più strade. Una volta terminata questa seconda fase di individuazione dei percorsi possibili chiameremo direttamente in causa i nostri interlocutori a livello nazionale, regionale e locale”.
Sul tavolo finiranno la questione dello smaltimento dei rifiuti (per l’ennesima volta), il prolungamento della cassa integrazione straordinaria covid almeno fino alla fine di luglio, la previsione per tutto l’anno del credito d’imposta per le spese sostenute dalle imprese per sanificazione e dispositivi di sicurezza. E poi il Superbonus 110% fino a tutto il 2023 o il raddoppio della linea ferroviaria Firenze-Viareggio.
Sul fronte del tessile le richieste arrivano dal vicepresidente Francesco Marini (nella foto): “Attività aziendali fondamentali da sostenere, trasversali a molti settori – ha detto – sono la promozione, commercializzazione e internazionalizzazione delle imprese. Quando, speriamo a breve, riprenderà pienamente l’attività fieristica bisognerà che il credito d’imposta per le imprese che vi parteciperanno sia effettivo, regolato da decreti attuativi che a ora non ci sono, così come non c’è ancora il decreto per rendere operative le garanzie Sace all’export e all’internazionalizzazione, con dotazione di 200 miliardi, previste dal decreto liquidità di aprile 2020. Per quanto riguarda nello specifico Prato, si tratta di un caso molto particolare: l’elevatissima concentrazione sul territorio di imprese del settore moda, che fra quelli del manifatturiero è il più colpito dalle conseguenze della pandemia, ne fa un’area in forte sofferenza, che necessita di attenzioni speciali sia dal punto di vista della tutela che nell’ottica di un rilancio sostenuto anche da un nuovo e più efficiente contesto. Accanto a misure che alleggeriscano gli oneri derivanti da personale che purtroppo non sempre è pienamente impegnato – cassa integrazione straordinaria covid ma anche eliminazione strutturale dell’Irap già dal 2020 – devono essere fin d’ora messi in cantiere provvedimenti di ristoro anche di altra natura. Fra i molti ritardi ce l’operatività del credito d’imposta del 30% a compensazione della svalutazione dei magazzini, di cui nel Decreto crescita è stata riconosciuta l’obsolescenza data la peculiare natura dei beni del settore”.
Chiusura sulla fognatura industriale in corso di realizzazione a Prato da parte di un gruppo di imprese facenti capo a Progetto Acqua. Per Marini ci sarebbero tutte le caratteristiche per una sua inclusione fra le opere da finanziare con il Recovery Fund.
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