Stefano Bertoglio
Ecco come si affronta la crisi

Stefano Bertoglio <br> Ecco come si affronta la crisi

General Manager della Filatura Bertoglio Italo di Biella a dispetto della giovane età e alla guida di un’azienda con una storia di oltre 70 anni alle spalle Stefano Bertoglio ha uno sguardo a 360 gradi sul distretto e sulle dinamiche industriali del Biellese.

La filatura è la parte di filiera che più di altre ha subito la crisi recente. Come l’avete affrontata?
Fortunatamente, per quanto pesante, la Crisi (volutamente con la C maiuscola) non la definirei recente. Son passati ormai quasi dieci anni ed anche se il ricordo, e soprattutto il monito, di quegli anni è ben presente, negli ultimi tempi ci siamo potuti concentrare su un periodo molto intenso e carico di nuove sfide. Il 2009 è stato affrontato con la fermezza di non demoralizzarsi ma di reagire immediatamente allo tsunami facendosi trovare subito pronti non appena l’ondata fosse passata. Infatti, siamo sempre stati convinti che l’unicità del prodotto e dei suoi altissimi standard qualitativi, il know-how centenario e la professionalità di maestranze attente e capaci fosse un valore aggiunto che rende la filiera tessile biellese assolutamente unica nel suo genere. Purtroppo parte di questa filiera nel Biellese è comunque stata persa, i numeri parlano da soli: le filature cardate sono state decimate, le tintorie si contano sulle dita di una mano e per far ritorcere un filato è necessario aspettare quasi due settimane… Riassumendo, il segreto è stato quello di affrontare la tempesta con razionalità, forti dei nostri mezzi.

Il ricambio generazionale in azienda è stato uno dei temi più affrontati negli ultimi anni. Per voi è bastata la tradizione di famiglia o si è resa necessaria una programmazione negli anni?
Entrambe le cose. Proprio in questi anni tra mio padre, che comunque non ha fretta di andare in pensione, e me c’è una sorta di passaggio di consegne. Io rappresento la terza generazione, sono in azienda da poco più di tre anni, precedentemente dopo la laurea al Politecnico di Torino ho lavorato 8 anni nell’automotive poi la scelta (di cui son soddisfattissimo) di tornare a Biella. La programmazione si rende assolutamente necessaria, in particolare per organizzare i pensionamenti dei collaboratori. Uno degli aspetti più drammatici della crisi è stato quello di diffondere un clima di pesante sfiducia nell’ambito manifatturiero per cui non è semplice trovare dei giovani che abbiano voglia di avvicinarsi al mondo della fabbrica.

Materie prime e costi. Cosa sta cambiando sui mercati?
Noi lavoriamo principalmente conto terzi per cui non siamo direttamente toccati dagli aumenti (ed in certi casi dalle repentine discese) delle materie prime. Nelle ultime settimane oltre ai costi sta diventando problematico anche l’approvvigionamento e di conseguenza il serio rischio che si possano perdere ordini. Purtroppo ci stiamo accorgendo che i buyer principali non sono nel Biellese, il prezzo viene fatto dall’altra parte del mondo ed in questo momento storico non abbiamo contromisure.

La sostenibilità, da materia di nicchia, è diventata imprescindibile in ogni settore del tessile. E’ una vostra priorità?
Assolutamente sì, visto il nostro alto consumo di energia elettrica abbiamo costruito un impianto fotovoltaico da 150 kwp già nel 2012 e quest’anno ne è entrato in servizio un altro da circa 100 kwp che adotta soluzioni tecnologiche di ottimizzazione dell’energia prodotta di ultima generazione. Inoltre, da sempre le nostre scelte hanno privilegiato soluzioni a chilometro zero o che garantissero standard ambientali soddisfacenti. Le evidenze scientifiche parlano chiaro, la filiera deve essere responsabile in tema di sostenibilità, è necessario fare la propria parte affinché si garantisca al cliente un prodotto con impatto minimo sull’ambiente che ci circonda.

Quali sono i vostri mercati principali (estero o Italia)?
Lavoriamo principalmente con i maggiori lanifici biellesi ma abbiamo anche altri clienti in Europa e non solo.

Ci può fare un’analisi della situazione del distretto biellese? Stato attuale e prospettive…
Negli ultimissimi anni complessivamente la situazione è migliorata, si percepisce un ottimismo che sembrava quasi svanito. Sono finalmente stati premiati gli sforzi di chi ha fortemente creduto nel territorio e nella sua centenaria storia industriale. Ma non basta, è sufficiente percorrere pochi chilometri sulle malconce strade del Biellese per fare i conti con i “fantasmi del passato”: fabbriche
abbandonate ed invase ormai dalla vegetazione e decine di laconici cartelli con “Affittasi” o “Vendesi”. Il distretto si è ripreso bene, probabilmente anche meglio e più velocemente di quanto si osasse immaginare, ma c’è ancora molta strada da fare. Le priorità per garantire che la ripresa sia solida e duratura sono, secondo il mio parere, infrastrutture e formazione perchè il Biellese è l’unica provincia di Italia senza un collegamento veloce, sia stradale che ferroviario, è necessario spiegare ai giovani l’importanza del nostro settore nell’economia globale, senza manifattura ci si impoverisce anche culturalmente. Le nostre aziende possono ancora offrire la possibilità di imparare un mestiere, concetto diverso dall’avere un posto di lavoro fine a se stesso.

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